"Non sono mai stato un politico e non ho nemmeno mai voluto esserlo. Il mio unico obiettivo era l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea e questo risultato è ormai raggiunto. Ora rivoglio indietro la mia vita". Con queste parole Nigel Farage, leader del Partito per l'indipendenza del Regno Unito, ha annunciato lunedì le sue dimissioni dalla presidenza dello UKIP. Sono le terze, dopo quelle del 2009 (nel 2010 era ritornato a occupare la carica) e del 2015 (rapidamente rientrate).
Farage continuerà però a far parte della formazione e a sostenerne le battaglie. Il 52enne politico ha poi dichiarato che non intende dare il suo appoggio a nessun conservatore candidato alla successione di David Cameron. Dalla corsa si era già chiamato fuori l'altro grande fautore della Brexit, l'ex sindaco di Londra Boris Johnson. Nonostante il mancato endorsement, Farage è stato accusato da Theresa May, l'attuale favorita a succedere alla guida dei Tories e del Governo, di appoggiare segretamente la candidatura della sottosegretaria all'energia Andrea Leadsom, altra esponente del fronte del Leave e fra le più decise: si dice pronta ad attivare immediatamente l'articolo 50 del Trattato di Lisbona per avviare il divorzio dall'Europa.
Reuters/CaL/pon
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