Dal primo giorno della campagna elettorale, i Tory sono sempre stati il primo partito, nettamente davanti ai Labour. Con un vantaggio - secondo le rilevazioni demoscopiche - che avrebbero garantito a Boris Johnson non solo il ritorno a Downing Street, ma anche quella solida maggioranza che gli era mancata nell’ultima legislatura. Da una decina di giorni, però, la larga vittoria dei Tory non appare più così scontata.
I sondaggi stanno registrando una lenta ma graduale risalita dei Labour, e più in generale di tutti i partiti dell’opposizione. Nonostante l’alto numero di indecisi, sembra impossibile un sorpasso laburista al foto-finish, così come l’ingresso di Jeremy Corbyn a Downing Street. Ma - come già successo nel 2017 - il recupero nel finale dei Labour potrebbe portare ad un Parlamento bloccato. Con i Tory sì primo partito, ma senza un’aritmetica parlamentare che consenta a Johnson di governare indisturbato.
L’ipotesi di un altro “hung parliament” - almeno secondo l’unanimità dei sondaggisti - resta minoritaria (30%) rispetto all’eventualità più probabile, ovvero l‘affermazione Tory (70%). Ma basta questa incertezza per trasformare in azzardo ogni previsione, confermando quelle di giovedì come le elezioni più imprevedibili dell’ultimo secolo.
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