Ancora esplosioni in Libano. Dopo quelle dei cercapersone, attribuite ad un cyberattacco da parte di Israele, se ne segnalano altre oggi, mercoledì, che hanno preso di mira apparecchi di comunicazione, come i walkie-talkie, appartenenti a membri di Hezbollah. Le nuove esplosioni sono state segnalate nel sud del Paese e nella periferia meridionale della capitale Beirut. Almeno una di queste si è verificata durante funerali organizzati dalla milizia sciita in memoria di alcune delle vittime del giorno prima. Stando a un bilancio provvisorio del Ministero della salute libanese, si registrano 20 morti e oltre 450 feriti. Contemporaneamente, Israele avrebbe anche lanciato raid aerei sul sud del Libano.
Le esplosioni di ieri, che hanno in particolare preso di mira miliziani di Hezbollah, hanno ucciso almeno 12 persone nel solo Libano, fra cui due bambini. Si stima inoltre a più di 3’000 il numero dei feriti nel Paese, ma ci sono state vittime anche in Siria. Secondo le testimonianze dei medici, i feriti hanno riportato soprattutto lesioni al volto e agli occhi (in molti casi perdendo la vista), oltre che alle mani (con amputazioni delle dita).
“Quanto è accaduto è molto serio non solo per il numero delle vittime, ma perché è l’indicazione del grave rischio di una drammatica escalation in Libano, e bisogna fare tutto il possibile per evitare questa escalation”, ha detto intanto il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, sottolineando inoltre che “oggetti civili non devono essere trasformati in armi”. Intanto, la presidenza slovena del Consiglio di sicurezza dell’ONU ha annunciato che si riunirà d’urgenza venerdì per discutere della situazione.
Fra le reazioni internazionali, anche quella del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), che ha espresso profonda preoccupazione per le esplosioni avvenute martedì in Libano. In un post su X, invita tutte le parti alla massima moderazione per evitare “una maggiore escalation regionale”. Le esplosioni rischiano di compromettere ulteriormente la stabilità e la sicurezza del Paese e della regione, ha sottolineato mercoledì il DFAE. Il diritto internazionale deve essere rispettato e la popolazione civile deve essere protetta in ogni momento.
Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel 2023 vivevano in Libano 985 cittadini svizzeri. Sul suo sito web, il DFAE sconsiglia di recarsi in Libano e raccomanda ai cittadini svizzeri di lasciare il Paese con i propri mezzi se ciò appare possibile e sicuro.
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