Viaggiare a 10'000 metri d’altezza non dà garanzie di incolumità quando si sorvola una zona di guerra, anche se “nessuno si aspetta che un aereo civile venga abbattuto”. Così si esprime Vladi Barrosa, portavoce di Skyguide, la società che controlla lo spazio aereo svizzero, sollecitato dalla redazione del Radiogiornale.
“Le rotte che portano dall’Europa all’Asia sorvolano normalmente altri luoghi caldi, come l’Afghanistan o l’Iraq senza che si sia mai verificato alcun incidente”, aggiunge il responsabile delle comunicazioni di Skyguide.
L’incidente accorso in Ucraina al volo della Malaysia Airline ha spinto a rivedere i criteri che regolano il sorvolo di zone in cui è in corso un conflitto ma il processo richiederà molto tempo.
Se da un lato sono gli stati stessi a decretare le proprie “no fly zone”, dall’altro le compagnie aeree sono responsabili delle rotte che scelgono di percorrere. Da ultimo, “il pilota stesso riceve informazioni via radio sui pericoli causati da eventuali scontri armati e può decidere sul momento di cambiare la rotta”, conclude Barrosa.
Radiogiornale/Red MM