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Parigi: fermato Pavel Durov, il fondatore di Telegram

La giustizia gli rinfaccia di non aver applicato necessarie misure di controllo sulla sua piattaforma, spesso usata per finalità criminali

  • 25 agosto, 12:59
  • 25 agosto, 22:47
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Radiogiornale delle 12.30 del 25.08.2024: il servizio di Annalisa Cappellini

RSI Info 25.08.2024, 12:57

  • Reuters
Di: AFP/RSI Info 

Il proprietario e fondatore di Telegram Pavel Durov è stato fermato sabato sera in un aeroporto di Parigi, a causa di un mandato di perquisizione emesso contro di lui dagli investigatori francesi per vari reati riguardanti il suo servizio di messaggistica criptata.

Accompagnato dalla sua guardia del corpo e dal suo assistente, che lo seguono in ogni momento, il 39enne miliardario franco-russo è finito in manette all’aeroporto di Le Bourget, a nord di Parigi, ha dichiarato all’AFP una fonte vicina al caso.

Il fondatore di Telegram era partito da Baku (Azerbaigian) e avrebbe dovuto trascorrere almeno la serata a Parigi, dove aveva programmato di cenare, ha aggiunto una fonte vicina alle indagini. Secondo una fonte vicina al caso, domenica sarà condotto in tribunale.

L’ufficio responsabile della lotta contro la violenza sui minori aveva emesso un mandato contro Pavel Durov nell’ambito di un’indagine preliminare su reati che vanno dalla frode al traffico di droga, alle molestie informatiche, alla criminalità organizzata, all’apologia del terrorismo e alla frode, ha spiegato una delle fonti vicine al caso. In sostanza, la giustizia francese accusa Pavel Durov di non aver agito contro l’uso criminale del suo servizio di messaggistica da parte dei suoi abbonati, in particolare per mancanza di moderazione e di cooperazione con gli investigatori.

“Basta con l’impunità di Telegram”, ha detto uno degli investigatori, sorpreso dal fatto che il miliardario, sapendo di essere ricercato in Francia, abbia deciso di venire comunque a Parigi. “Forse per un senso di impunità”, ha detto una delle fonti vicine al caso.

Reazioni internazionali

Il servizio di messaggistica online lanciato nel 2013 da Pavel Durov e dal fratello Nikolai, su cui le comunicazioni possono essere criptate end-to-end e che ha sede a Dubai, si è posto in contrasto con le piattaforme americane, criticate per lo sfruttamento commerciale dei dati personali. In particolare, Telegram si è impegnata a non rivelare mai alcuna informazione sui propri utenti.

L’arresto di Pavel Durov ha suscitato una serie di reazioni internazionali. “#FreePavel”, ha scritto il boss della piattaforma Elon Musk su X (ex Twitter), prima di pubblicare un nuovo messaggio in francese che recita “Liberté. Liberté! Liberté?”.

L’ex candidato indipendente alla presidenza degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr, che si è appena schierato a favore di Donald Trump, ha dichiarato su X che “la necessità di proteggere la libertà di parola non è mai stata così urgente”.

In Russia, dove Telegram è uno dei social network più utilizzati, con canali che possono avere diverse centinaia di migliaia di iscritti, la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova ha dichiarato che “l’ambasciata russa a Parigi si è messa immediatamente al lavoro, come è consuetudine” in caso di detenzione di cittadini russi all’estero.

Ha inoltre ricordato che molte ONG internazionali avevano condannato nel 2018 la decisione di un tribunale russo di bloccare Telegram, decisione che non è mai stata pienamente attuata. “Pensate che questa volta si appelleranno per chiedere il rilascio di Durov o resteranno in silenzio?”, ha chiesto sulla sua pagina Telegram.

Paladino della riservatezza, Pavel Durov ha raccontato in una rara intervista rilasciata ad aprile di aver avuto l’idea di lanciare un servizio di messaggistica criptata dopo aver subito le pressioni delle autorità russe all’epoca di VK, un social network che aveva creato nel suo Paese natale prima di venderlo e lasciare la Russia nel 2014.

Ha detto di aver provato ad aprire una sede a Berlino, Londra, Singapore e San Francisco prima di optare per Dubai, di cui ha elogiato l’ambiente imprenditoriale e la “neutralità”.

“Penso che stiamo facendo un ottimo lavoro con Telegram, con 900 milioni di utenti che probabilmente supereranno il miliardo di utenti attivi mensili entro un anno”, ha dichiarato.

Nell’emirato del Golfo, Telegram si è messo al riparo dalle regole di moderazione, in un momento in cui sia l’Unione Europea che gli Stati Uniti stanno facendo pressione sulle principali piattaforme per rimuovere i contenuti illegali.

Con i suoi gruppi di discussione che possono ospitare fino a 200’000 persone, il servizio di messaggistica è talvolta accusato di aumentare il potenziale virale di informazioni false e la proliferazione di contenuti di odio, neonazisti, pedofili, cospiratori o terroristici.

La presa di posizione di Telegram

Dopo l’arresto del suo fondatore Palav Durov a Parigi, Telegram ha rotto il muro del silenzio. Nella serata di domenica ha affermato di “rispettare le leggi dell’Unione Europea, incluso il Digital Services Act ”Ha poi sottolineato come “la sua attività di moderazione è conforme agli standard del settore e in continuo miglioramento.️ Il CEO Durov”, si legge, “non ha nulla da nascondere e viaggia spesso in Europa”. “È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell’abuso di tale piattaforma. Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram come mezzo di comunicazione e come fonte di informazioni vitali. Stiamo aspettando una rapida risoluzione di questa situazione”, conclude la società di messaggistica istantanea su X.

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Arrestato il fondatore di Telegram

Telegiornale 25.08.2024, 12:30

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