Per l'Ucraina una mediazione dall'Africa

Una delegazione di leader africani, fra i quali anche il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa, è giunta in Ucraina oggi, venerdì, nel tentativo di intraprendere una mediazione fra Kiev e la Russia. Una mediazione che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha però respinto se non vi è dapprima un ritiro delle truppe russe.

La presidenza sudafricana, via Twitter, aveva dichiarato che la missione "procede bene e come previsto". In mattinata un nuovo attacco missilistico aveva preso di mira Kiev, dove la delegazione aveva in programma l'incontro con Zelensky. Un'équipe televisiva, nel momento in cui risuonavano le sirene d'allarme, aveva visto i leader entrare in un hotel per poter utilizzare il rifugio antiaereo dell'edificio.

I leader africani cercano di promuovere "misure di rafforzamento della fiducia", stando alla bozza di un documento che ha potuto consultare l'agenzia Reuters. E le misure proposte potrebbero includere il ritiro delle forze russe, quello delle armi nucleari tattiche dalla Bielorussia, l'alleggerimento delle sanzioni contro Mosca e la sospensione dell'attuazione del mandato d'arresto disposto nei confronti di Putin dalla Corte penale internazionale (CPI).

Per parte sua la NATO ha salutato questo tentativo di mediazione, sottolineando però che funzionerebbe solo una soluzione "giusta", che consideri la Russia come Paese aggressore. "Ogni sforzo colto a trovare una soluzione pacifica deve partire da lì, perché è per questo che ci troviamo nella situazione attuale", ha dichiarato il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, al termine di una riunione dei ministri della difesa dei Paesi che aderiscono all'Alleanza atlantica. Dopo l'incontro con Zelensky la delegazione ripartirà alla volta della Russia per i colloqui, in programma domani, con Vladimir Putin.