Nessun accordo, ma si dialoga. La prima votazione a Roma per l'elezione del prossimo presidente della Repubblica si è conclusa in serata senza il nome del successore di Sergio Mattarella al Quirinale.
La grande maggioranza dei grandi elettori ha votato scheda bianca (solo Fratelli d'Italia ha fatto il nome del magistrato Carlo Nordio): deputati, senatori e delegati regionali sono infatti arrivati all’appuntamento fissato per le 15.00 a Montecitorio senza un’intesa comune. Le forze politiche serrano tuttavia le file, avviando il dialogo, come conferma anche una nota comune di Lega e Partito democratico (PD).
I giochi fuori dal palazzo
L’attenzione è quindi focalizzata su quanto accade fuori e tra i corridoio della sede della Camera, dove i grandi elettori sono riuniti in seduta comune. Nel pomeriggio, infatti, si è svolto un incontro tra il leader della Lega Mattero Salvini, il segretario del Partito democratico Enrico Letta e il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. Un incontro definito “fondamentale” dalla stampa italiana per uscire dall’impasse.
Al momento non risultano candidati con i numeri per essere eletti. L’attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi, li avrebbe, almeno sulla carta, ma su di lui pendono veti più o meno espliciti da vari schieramenti. Il suo passaggio da Palazzo Chigi al colle più alto di Roma aprirebbe infatti le porte al voto anticipato, un’ipotesi che più di un partito vorrebbe evitare. La sovranità in merito alla nomina dell'Esecutivo spetta comunque al Parlamento, che potrebbe trovare anche in questo frangente una convergenza senza passare dalla urne. Non è quindi del tutto escluso che il nome di Draghi possa uscire, ma non subito.
Un rosa dal centrodestra?
Allo stato attuale è tuttavia difficile, forse impossibile, fare previsioni. Il centrodestra ha per parte sua dichiarato che proporrà una rosa di nomi; “non poniamo veti e non li accettiamo”, ha dichiarato il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani.
Per essere eletto in una delle prime votazioni, un candidato deve però disporre di una maggioranza di almeno i due terzi del Parlamento. Numeri di cui nessun schieramento dispone. Tutta un’altra storia dalla quarta votazione, quando sarà sufficiente la maggioranza assoluta. A quel punto, e anche poiché i Il Partito democratico ha dichiarato oggi di accettare il dialogo con il centrodestra, potrebbe crearsi una convergenza sul nome di colui, o colei, che diventerà il tredicesimo presidente della Repubblica. Franchi tiratori permettendo.
Elezione in tempo di covid
La procedura per l’elezione del presidente della Repubblica – di per sé macchinosa – è complicata ulteriormente dalla pandemia. Negli scorsi giorni ci si era più volte chiesti se i grandi elettori isolati poiché positivi al Covid-19 o in quarantena avrebbero potuto votare. Così è stato, con l’allestimento di un “drive in”, simile a quelli per eseguire i test Covid, nel parcheggio accanto alla Camera. La decisione in questo senso è stata presa ieri, domenica, dal Consiglio dei ministri all’unanimità.