Il governo conservatore britannico ha annunciato lunedì la concessione di "centinaia" di nuove licenze di esplorazione e sfruttamento per i giacimenti di gas e petrolio nel Mare del Nord, a conferma di fatto dell'allentamento degli impegni presi già a partire da Boris Johnson in favore del clima.
"Ora più che mai, è fondamentale rafforzare la nostra sicurezza energetica e capitalizzare questa indipendenza per portare energia meno costosa e più pulita nelle case e nelle imprese del Regno Unito", ha affermato l'attuale primo ministro Rishi Sunak, rivendicando il fatto che Londra dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina ha interrotto in funzione anti-Mosca le importazioni dalla Russia nel settore energetico.
Sunak ha sottolineato anche che il piano del governo Tory comprende pure un progetto da miliardi di sterline per la creazione in Scozia del primo stabilimento per la cattura e lo stoccaggio della CO2. Il tutto rientra in un processo di transizione verso l'obiettivo delle zero emissioni entro il 2050 - obiettivo che viene confermato - ma si sono scatenate forti critiche, a partire dell'opposizione laburista e dalle organizzazioni ambientaliste. "Anche quando avremo raggiunto le emissioni zero nel 2050, un quarto del nostro fabbisogno energetico proverrà da petrolio e gas", ha però spiegato Sunak.
Del resto, il premier sta cercando col suo ripensamento di ridurre lo svantaggio dei conservatori rispetto al Labour nei sondaggi. Una scelta incoraggiata in particolare dal risultato conseguito nell'unico seggio salvato alle recenti suppletive, quello del sobborgo londinese di Uxbridge lasciato libero proprio da Johnson. La formazione di Governo è riuscita a evitare una sconfitta annunciata cavalcando l'impopolarità del giro di vite sulla super tassa locale per "i veicoli inquinanti" imposto dal sindaco laburista della capitale, Sadiq Khan.