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Russia: Putin, l’antisemitismo e l’islam

La divisione tra i sostenitori di Israele e il mondo musulmano si è acuita anche nella Federazione che deve gestire i complicati rapporti con le varie repubbliche

  • 3 novembre 2023, 05:49
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L’intervento diretto del Cremlino in Siria nel 2015 ha portato l’IS ha dichiarare la guerra santa contro la Russia

  • Reuters
Di: Stefano Grazioli

L‘episodio della scorsa settimana in Daghestan, dove all‘aeroporto di Makhatchakala una folla inferocita ha assalito i passeggeri provenienti da Israele, ha riportato sotto i riflettori la questione dell’antisemitismo in Russia, legata in questo quadro all’estremismo islamico. La vicenda si è inserita infatti nella cornice del conflitto scoppiato tra Israele e Hamas, che ovunque, non solo in Medio Oriente, ma nella Federazione russa come nei paesi occidentali, ha acuito la divisione tra i sostenitori di Israele e il mondo musulmano, schierato in vari gradi a favore della causa palestinese.

Il Daghestan e la pista ucraina

Nel caso specifico la Russia sostenuto che la caccia ai cittadini di origine ebraica è stata organizzata dall’esterno e ha incolpato l’Ucraina di aver provocato i disordini: anche secondo la ricostruzione dettagliata della BBC nella preparazione dell’attacco sarebbe stato fondamentale il ruolo del canale Telegram Utro Daghestan, fondato da un ex deputato russo, Ilya Ponomariov, trasferitosi dal 2016 da Mosca a Kiev, con buoni rapporti con l’intelligence ucraina e legato inoltre alle formazioni paramilitari russe come la Legione Libertà della Russia, l’Esercito armato repubblicano (RNA) e il Corpo volontario russo, quest’ultimo guidato da Denis Nikitin, noto anche per i suoi legami con la Svizzera.

Daghestan, l’assalto all’aereo da Israele

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Stando alla BBC Ponomaryov avrebbe avuto in passato proposte un gruppo islamista daghestano per organizzare proteste nei confronti del Cremlino; fino a settembre avrebbe pubblicamente ammesso anche il legame diretto con Utro Daghestan, da un paio di giorni chiuso comunque dalle autorità russe, che hanno dichiarato che il canale veniva appunto gestito dall’Ucraina. Nel febbraio del 2022 l’ex deputato russo, diventato cittadino ucraino, aveva fondato già Utro Fevralja, canale social legato ai gruppi paramilitari, dai quali sono anche passate le rivendicazioni dell’omicidio di Daria Dugina a Mosca nel 2022 e di quello del blogger Vladlen Tatarsky a San Pietroburgo nel 2023 da parte del RNA.

Il problema storico del Caucaso

Al di là dell’episodio di Makhatchakala e dei legami con il conflitto ucraino, i problemi dell’antisemitismo e in particolare dell’islamismo radicale in Russia, come prima URSS, non sono però cosa nuova. L’intreccio delle due questioni, evidente in altri casi, spontanei o non organizzati già segnalati nelle scorse settimane, è esploso appunto con la nuova guerra in Medio Oriente, ma il Cremlino ha dovuto affrontare il tema dell’estremismo islamico nelle regioni del Caucaso dai primi anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica, legato anche e soprattutto alle istanze indipendentiste: i casi più eclatanti sono quelli delle guerre in Cecenia negli anni Novanta e Duemila sotto Boris Yeltsin e Vladimir Putin, con tutte le conseguenze annesse.

Negli ultimi tre decenni sono stati quasi un centinaio i grandi attacchi terroristici di matrice islamista su tutto il territorio della Federazione russa, costati la vita a centinaia di civili. Uno su tutti il massacro del 2004 nella scuola di Beslan, in Ossezia, dove persero la vita quasi 400 persone, circa la metà bambini.

01.09.2014: 10 anni dalla strage di Beslan

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Nel 2007 l’ultimo presidente clandestino della Cecenia, Doku Umarov, annunciò la creazione di un Emirato islamico del Caucaso che in realtà non costituiva un’entità territoriale vera e propria, ma raggruppava le attività in vari territori di gruppi clandestini, sia autonomi che legati al jihad globale, rappresentato prima da Al-Qaeda poi dall’IS, e abituati a spostarsi anche in altri teatri, dall’Afghanistan alla Siria. Proprio dopo l’intervento diretto del Cremlino in Siria nel 2015 l’IS ha dichiarato la guerra santa contro la Russia e ha rivendicato l’abbattimento di un aereo passeggeri sul Sinai con 224 passeggeri a bordo.

Convivenza e lotta al terrorismo

La politica di sicurezza e la lotta al terrorismo da parte dello Stato sono diventate negli scorsi decenni dunque elementi paralleli alla pacifica e normale convivenza con la minoranza musulmana nella Federazione russa, che secondo il Mufti Ravil Gaynutdin, presidente del Consiglio religioso dei musulmani, nel 2018 contava 25 milioni di persone, circa il 18% della popolazione, compresi sia gli abitanti delle repubbliche del Caucaso settentrionale e del Tatarstan, sia i lavoratori migranti provenienti dalle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale. In confronto i russi di religione ebraica sono in tutto il paese circa 175’000, stando alle cifre del 2021 fornite dal Congresso ebraico russo.

Le regioni del Caucaso, dalla Cecenia al Daghestan, dall’Inguscezia alla Cabardino Balcaria e alla Circassia, rimangono a forte rischio islamista, anche se negli scorsi anni si è assistito a una fase di relativa quiete, da un lato grazie ai successi delle forze armate e di sicurezza nella lotta al terrorismo, dall’altro alla cosiddetta normalizzazione gestita dalle autorità locali, non senza contraddizioni: emblematico il caso della Cecenia, dove lo stato di guerra degli anni Novanta e Duemila è stato superato, ma sostituito di fatto dal regime autoritario guidato da Ramzan Kadyrov, che non rappresenta certo una soluzione di pacificazione sostenibile sul lungo periodo.

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