Capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea hanno trovato a Bruxelles l'accordo per sbloccare il budget settennale dell'UE e il recovery fund, il fondo per la ripresa dell'economia dopo la pandemia. Si tratta in tutto di 1'800 miliardi di euro, che spianano anche la strada a un progetto di riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030, ma che erano bloccati da un mese dal veto di Polonia e Ungheria. Questo a causa del meccanismo che per la prima volta stabiliva un collegamento fra l'elargizione di denaro ai paesi membri e il rispetto dello stato di diritto. Ora mancano il "sì" dei ministri competenti e quello del Parlamento.
"Possiamo cominciare con l'applicazione. Il pacchetto ci guiderà verso una transizione verde e digitale", ha scritto su twitter il presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel. "1'800 miliardi per alimentare la nostra ripresa e costruire una Ue più resiliente, verde e digitale", gli ha fatto eco la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, facendo i complimenti alla Germania, che ha negoziato un compromesso con Budapest e Varsavia.
Questo prevede le modalità per contestare una qualsiasi misura che vada a colpire i fondi destinati alle due capitali - procedura che richiederebbe mesi se non uno o due anni - e chiarisce inoltre che la violazione dello stato di diritto da sola non basta ma deve avere anche conseguenze sull'uso del denaro europeo.
Se il vertice non fosse riuscito a sbloccare il pacchetto, l'UE si sarebbe ritrovata a operare dal 1° gennaio solo con un budget d'emergenza. Molti programmi, alcuni dei quali importanti anche per la Svizzera, per esempio in ambito scientifico, culturale o di scambi studenteschi, non avrebbero potuto partire o proseguire.
Il vertice Europeo, da Bruxelles
Telegiornale 10.12.2020, 21:00