Il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-In, ha dichiarato giovedì che l'accordo concluso con il Giappone nel 2015 sulle "donne di conforto" non ha messo fine alla controversia tra i due paesi sulle coreane costrette a servire come schiave sessuali l'esercito imperiale giapponese.
Il problema in questione ostacola le relazioni bilaterali da decenni; molti sudcoreani lo considerano un simbolo degli abusi e delle violenze commessi dal Giappone durante il suo dominio coloniale dal 1910 al 1945.
La maggior parte degli storici stimano che fino a 200'000 donne, per lo più coreane ma anche cinesi, indonesiane e di altre nazionalità asiatiche, siano state arruolate con la forza nei bordelli dell'esercito di Tokyo.
A dicembre 2015, Corea del Sud e Giappone avevano raggiunto un accordo": Tokyo ha offerto le sue "sincere scuse" e pagato un miliardo di yen (circa 7 milioni di franchi) per aiutare le pochissime "donne di conforto" sudcoreane ancora vive. L'accordo, firmato dall'ex governo conservatore sudcoreano, è stato poi criticato dall'opinione pubblica. E l'attuale presidente (di centrosinistra), in campagna elettorale, aveva promesso di rivederlo.
ATS/Red.MM