“Rinasce la speranza di giustizia per le centinaia di morti dell’Eternit di Casale Monferrato”. Con queste parole l’associazione dei famigliari delle vittime per l’amianto ha salutato il processo che si apre oggi, mercoledì, a Novara. Alla sbarra ancora una volta (anche se assente in aula) c'è Stephan Schmidheiny, magnate svizzero che nel 1976 assunse la guida del colosso Eternit.
Il nuovo procedimento nasce dalle ceneri del maxi processo di Torino, che si chiuse nel 2014 con la beffa dell’annullamento della condanna a 18 anni di reclusione dell’imprenditore elvetico a causa della precrizione del reato di disastro ambientale. Nel 2016 si è deciso per una suddivisione dei filoni del processo alle varie procure competenti e l'accusa è cambiata in “omicidio volontario con dolo eventuale”.
A Casale Monferrato aveva sede il più grande stabilimento d’Europa, che ha causato morti anche dopo la sua chiusura. Dalla struttura abbandonata e danneggiata vi sono state fuoriuscite di fibre d'amianto, depositatesi ovunque in città. Il miliardario 73enne dovrà rispondere di 392 morti, di cui solo 62 erano operai.

Eternit, Schmdheiny di nuovo in aula
Telegiornale 09.06.2021, 22:00