In Serbia la commissione elettorale ha reso noto lunedì sera i dati aggiornati finali, ma non ancora definitivi ufficiali, che confermano il largo successo di Aleksandar Vucic e del suo Partito del progresso serbo (Sns, conservatore) alle elezioni generali di domenica: presidenziali, parlamentari anticipate e amministrative a Belgrado.
Vucic si è aggiudicato già al primo turno (come avvenuto nel 2017) un secondo mandato di cinque anni alla presidenza ottenendo il 58,59% dei voti, e lasciando a una distanza siderale il suo principale avversario Zdravko Ponos, candidato dell'Opposizione unita, che ha raccolto solo il 18,32%. A dominare le legislative è stato l'Sns con il 42,97% dei consensi, seguito dall'Opposizione unita anch'essa a grande distanza con il 13,57%, terzo il Partito socialista serbo (Sps) di Ivica Dacic all'11,50%. A superare lo sbarramento del 3% sono state altre quattro formazioni minori, fra le quali gli ambientalisti di Moramo (Dobbiamo), che hanno acquistato popolarità con le manifestazioni dei mesi scorsi contro il progetto di sfruttamento di una grande miniera di litio nell'ovest della Serbia, progetto poi accantonato dal governo in vista delle elezioni.
Successo dell'Sns anche a Belgrado dove ha conquistato il 38,15% e 48 seggi, rispetto al 21,2% e 26 seggi andati all'Opposizione unita. Nella capitale Moramo ha registrato un discreto successo ottenendo il terzo risultato con il 10,75% e 13 seggi.
Il presidente Vucic, che oggi ha ricevuto le congratulazioni anche di Vladimir Putin, ha promesso di proseguire nella sua politica di riforme e ammodernamento del Paese, favorendo crescita economica e sviluppo infrastrutturale, difendendo gli interessi nazionali e impegnandosi a garantire pace e stabilità in Serbia e nel resto della regione.
Ma resta l'imbarazzo e la posizione scomoda nei confronti della Ue per il rifiuto di Belgrado di aderire alle sanzioni internazionali contro Mosca per l'aggressione armata all'Ucraina. Vucic e il governo hanno condannato l'attacco militare russo ma hanno detto no alle sanzioni per non danneggiare gli interessi nazionali – è troppo importante l'appoggio della Russia per le forniture di gas a prezzi di favore e sulla cruciale questione del Kosovo.