Giovedì mattina si è svolta a Seul la prima udienza del processo penale a carico del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, accusato di “insurrezione” per aver tentato di imporre la legge marziale. Il suo avvocato ha sostenuto che il suo cliente ha agito per impedire una “dittatura legislativa”.
Il primo processo a un presidente in carica nella storia della Corea del Sud si è aperto alle 10.00 (le 2.00 in Svizzera) in un’aula gremita del Tribunale centrale di Seul, con pesanti misure di sicurezza. La prima udienza, dedicata alle questioni procedurali, si è conclusa circa 90 minuti dopo.
Questo processo penale è separato da un altro procedimento in corso presso la Corte costituzionale, chiamata a confermare o annullare la rimozione di Yoon dal suo incarico, votata dall’Assemblea nazionale il 14 dicembre. Yoon Suk Yeol, 64 anni, è accusato di “insurrezione”, un reato punibile con la morte o l’ergastolo e non coperto dall’immunità presidenziale.
Arrestato il 15 gennaio dopo essersi nascosto per settimane nella sua residenza di Seul, protetto dalle sue guardie del corpo, Yoon è stato incriminato il 26 gennaio e posto in custodia cautelare per un periodo di sei mesi.
Il pubblico ministero, che accusa il presidente di essere il “leader di un’insurrezione”, ha chiesto il prolungamento della sua detenzione giovedì, citando “la possibilità che l’accusato possa influenzare o persuadere le persone coinvolte nel caso”. Yoon, che ha partecipato all’udienza, non ha parlato.
Il suo avvocato ha chiesto alla corte di annullare l’atto di accusa, che a suo avviso è il risultato di un’“indagine illegale”. “La dichiarazione di legge marziale non aveva lo scopo di paralizzare lo Stato, ma piuttosto di allertare l’opinione pubblica sulla crisi nazionale causata dalla dittatura legislativa del partito di opposizione dominante, che aveva paralizzato l’amministrazione”, ha sostenuto giovedì il suo legale.
L’udienza ha avuto luogo mentre i sostenitori di Yoon si sono radunati per l’ennesima manifestazione di supporto nei pressi del tribunale allo scopo di chiedere il suo rilascio immediato. La polizia, ha riferito la Yonhap, ha mobilitato circa 3.200 unità attorno al palazzo della Corte distrettuale centrale, installando barriere e allineando gli autobus della polizia come barriera di protezione.