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Spara all’università di Praga, 14 morti e 25 feriti

Il killer è uno studente dell’ateneo, poi ritrovato morto - Prima dell’assalto aveva ucciso il padre - Il governo esclude legami col terrorismo

  • 21 dicembre 2023, 16:07
  • 22 dicembre 2023, 07:13
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Ambulanze vicino all'Università Carolina, nel centro di Praga

Di: BBC/ANSA/RSI Info/M. Ang.

Si aggrava il bilancio della sparatoria di giovedì nella Facoltà di Lettere dell’Università Carolina di Praga, vicino alla centrale piazza Jan Palach, dove uno studente dell’ateneo ha aperto il fuoco. Il killer è salito sul tetto della facoltà di Filosofia e da lì ha iniziato a sparare all’impazzata. Il totale dei morti è salito ad almeno 14, indica la polizia. I feriti sono almeno 25. Alle 15.20, ha dichiarato il capo della polizia, è stato ritrovato il corpo dell’assassino sul cornicione dell’edificio. Non è chiaro se si sia suicidato o sia stato ucciso dagli agenti, al lavoro per dare un nome a tutte le vittime.

David Kozak, 24 anni, cittadino della Repubblica Ceca, studente della stessa università, poco prima della strage aveva ammazzato il padre nell’area di Kladno, a una trentina di chilometri dalla capitale.

“Non c’è alcuna indicazione che questo crimine abbia qualche collegamento con il terrorismo internazionale”, ha affermato il ministro dell’Interno, Vit Rakusan, cercando in qualche modo di rassicurare la gente scioccata da quella che politici e osservatori definiscono come la più grave tragedia della storia della Repubblica Ceca. E “scioccato” si è detto anche il presidente Petr Pavel, postando le sue condoglianze.

Sparatoria a Praga, decine di morti e feriti

Telegiornale 21.12.2023, 20:00

“Si è trattato di un attacco violento premeditato”, ha detto il capo della polizia, Martin Vondrasek, mentre già rimbalzavano sui media le frasi deliranti di una sorta di diario scritto dal killer nei giorni scorsi su Telegram. “Mi presento, mi chiamo David e voglio fare una sparatoria a scuola e possibilmente suicidarmi... ho sempre voluto uccidere, pensavo che sarei diventato un maniaco in futuro”, ma “ho realizzato che era molto più conveniente fare una strage di massa invece di essere un serial killer”, scriveva sul social Kozak, occhi chiari e faccia pulita da ragazzino nella foto che campeggia su tutti i siti.

Un profilo inquietante, psichiatrico, di un ragazzo che, sempre su Telegram, ha detto di essersi ispirato ad Alina Afanaskina, una ragazzina russa di 14 anni che a inizio dicembre ha sparato a un compagno di classe, ferito altre cinque persone e poi si è sparata. Fonte di ispirazione anche un altro episodio: la sparatoria in una scuola a Kazan, in Tatarstan, nel maggio 2021 quando furono uccise nove persone, tra cui sette studenti, e ferite più di 20.

Tra i paranoici deliri di cui sono inondati quotidianamente le piattaforme nessuno si era accorto di quel ragazzo che ancora il 17 dicembre postava: “Odio il mondo e voglio lasciare quanto più dolore possibile”. La polizia sta verificando l’autenticità dei messaggi e intanto ha ricostruito la sequenza degli eventi che mostrano come Kozak avesse pianificato accuratamente la strage.

La carneficina è iniziata in mattinata con il ritrovamento, alle 12.40, del corpo senza vita del padre nella sua casa a una trentina di chilometri da Praga. La polizia, in allarme, ha evacuato un edificio dell’università dove alle 14.00, quello che era ancora un sospettato, sarebbe dovuto andare per una lezione. Ma Kozak ha beffato gli agenti, andando in un altro edificio, dove ha aperto il fuoco che ha provocato la strage.

Lo shock, in città e nel Paese, è stato violento. All’università, il terrore. “Ci siamo chiusi in biblioteca e ci siamo nascosti sotto il tavolo. Siamo rimasti tutti zitti e abbiamo scritto alle nostre famiglie, alla polizia”, ha raccontato sui social uno dei testimoni, spiegando che via mail la direzione della Facoltà di filosofia indicava agli studenti come muoversi e dove barricarsi. Di quei momenti di panico resta quella che sarà per sempre l’immagine simbolo di una strage inutilmente annunciata: un gruppo di studenti rannicchiato su un cornicione fuori di una finestra dell’edificio universitario. Immobili, in silenzio.

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