I trasferimenti irresponsabili di armi verso l’Iraq sono all’origine dell’arsenale utilizzato dall'autoproclamato Stato islamico (IS). Ne è convinta Amnesty International che, in un rapporto pubblicato oggi martedì, auspica controlli molto più severi e l’embargo sulle esportazioni verso la Siria. "Regole farraginose e mancanza di controlli", spiega Patrick Wilcken di Amnesty, "da molti anni a questa parte, hanno consentito l’invio di armi verso l’Iraq, le stesse poi finite nelle mani dell’IS".
Assumendo il controllo della città di Mossul e di basi dell’esercito in vaste aeree del paese, i militanti dell’IS hanno trovato enormi quantità di armi di ogni tipo che ora stanno utilizzando "per compiere stragi e impossessarsi di altri territori".
Secondo l’organizzazione umanitaria le armi nelle disponibilità dell’IS sono di fabbricazione irachena, statunitense, cinese, tedesca, belga e soprattutto russa. In Iraq sono giunte massicce quantità di armamenti durante la guerra con l’Iran (1980-1988) e dopo l’invasione USA del 2003. Amnesty ritiene che tutti i paesi che hanno "indebitamente inviato armi avrebbero dovuto rendersi conto che ciò avrebbe creato enormi problemi".
Red.MM/ATS/Swing