"Farò il discorso" sullo Stato dell'Unione "quando lo shutdown sarà finito". Così il presidente degli Stati Uniti, Donal Trump, si è arreso via Twitter alla determinazione della speaker della Camera, Nancy Pelosi che non ha autorizzato il tradizionale discorso (programmato il 29 gennaio alla Camera), non solo a causa della paralisi parziale delle attività governative ,ma anche per motivi di sicurezza (lo shutdown ha lasciato a casa senza stipendio anche poliziotti e agenti del Secret Service, quest'ultimi preposti a vigilare sulle più alte cariche dello Stato).
L'Amministrazione Trump entra nel 34mo giorno di shutdown, il più lungo della storia USA, l'ombra del Russiagate si allunga sempre di più e il suo indice di gradimento, secondo i sondaggi, è in parabola discendente (ha perso da 7 a 20 punti percentuali secondo RealClearPolitics).
A scalfire ultimamente l'immagine dell'inquilino della Casa Bianca è stato il suo scontro con la maggioranza democratica alla Camera che ha comportato la parziale chiusura delle attività del Governo, lasciando senza stipendio 800'000 dipendenti federali. Trump chiede ai democratici di concedergli 5,7 miliardi per il muro col Messico, una delle sue principali promesse elettorali. Dopo un mese, l'opposizione ha respinto anche la sua ultima offerta, ossia la protezione per tre anni di 700'000 dreamer, gli immigrati entrati nel Paese da bambini al seguito di genitori irregolari, e di 300'000 migranti con un permesso temporaneo (TPS), quasi tutti centro americani vittime di disastri naturali. Protezione che peraltro lui stesso aveva revocato lo scorso anno con una decisione poi bocciata da due giudici federali e sulla quale ora deve esprimersi la Corte Suprema.
"Inaccettabile", hanno replicato i democratici che subordinano ogni negoziato alla riapertura del Governo e ritengono comunque che la proposta non risolva definitivamente il problema dei dreamer, perché non offre loro un percorso di cittadinanza.
ATS/M. Ang.