Il primo ministro greco Tsipras, dopo aver perso la battaglia nel negoziato per il salvataggio della Grecia, ha cambiato linea politica. Oggi stesso (mercoledì), Tsipras deve convincere i suoi parlamentari a votare per le riforme strutturali e le misure di austerità contro cui aveva sempre combattuto. I suoi obiettivi sembrano essere tre:
rimanere al potere senza dover fare entrare al Governo i vecchi partiti di governo (Pasok e Nuova Democrazia);
mitigare le condizioni imposte dai creditori;
continuare ad assicurarsi gli aiuti dei paesi europei senza i quali la Grecia sarebbe costretta ad una disastrosa uscita dall’Euro.
Con un’accorta strategia, potrebbe riuscire ad ottenerli tutti. Pur avendo perso pezzi importanti della sua coalizione, Tsipras ha infatti i voti necessari per far passare in Parlamento le riforme richieste dai creditori. Parte di questi voti, però, vengono dai partiti di opposizione che, nel caso in cui diventassero decisivi, potrebbero esigere cambiamenti nella squadra di governo. Nel caso in cui la sua vecchia coalizione non dovesse più essere maggioranza,Tsipras avrebbe tre opzioni davanti a sé:
un governo di minoranza;
un governo allargato al nuovo partito di centrosinistra To Potami;
un governo di larghe intese con tutti i partiti che appoggiano il programma di salvataggio.
L’ultima opzione sembra essere quella da evitare. Infatti, pur essendo stato costretto a cambiare radicalmente posizione, Tsipras ha mantenuto buona parte della sua popolarità. Molti greci continuano a vederlo come colui che ha osato sfidare il potere dei creditori e che ha scardinato il vecchio sistema partitico. Se però accettasse di formare un governo con i vecchi partiti, verrebbe meno anche questa ultima ragione per sostenere Tsipras.
Con un governo di minoranza o un governo allargato a To Potami, Tsipras sarebbe in una posizione più forte per ottenere dai creditori condizioni meno severe. Senza avere al governo Nuova Democrazia, il cui appoggio deriva soprattutto da commercianti e imprenditori spesso protetti dal mercato, Tsipras potrebbe più facilmente far passare le riforme liberalizzatrici richieste dai creditori. Al tempo stesso, chiederebbe ad essi uno scambio simile a quello in parte già ottenuto dal Primo Ministro italiano Renzi: più riforme liberalizzatrici in cambio di maggiore flessibilità di bilancio. Tsipras potrebbe cosí ottenere l’appoggio di quei paesi, come Francia e Italia, contrari all’austerity ma finora restii ad appoggiare le sue richieste troppo radicali.
Matteo Faini*
(dottorando al Dipartimento di Politics dell'Università di Princeton e collaboratore di Limes)
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Telegiornale 23.07.2015, 02:36