La decisione, da un lato, del Parlamento greco di autorizzare il voto del 5 luglio sulle riforme da attuare in cambio degli aiuti e l'avvio, dall'altro, della campagna a favore del no da parte del Governo Tsipras, hanno scatenato un inteso scambio di bordate a distanza tra Atene e le altre capitali. Per molti Governi europei l'uscita della Grecia dalla moneta unica da ipotesi è diventata una concreta possibilità anche se nessuno sa che conseguenze rischia di avere.
"Con una riposta negativa al referendum il rischio è reale" ha affermato domenica mattina ai microfoni di Europe 1-Télé-Le Monde il premier francese, Manuel Valls dicendosi, d’altro canto, convinto che "la BCE non taglierà i viveri ai greci". La Banca centrale oggi, domenica, deve decidere sui fondi d'emergenza per le banche greche in crisi di liquidità a causa dei prelievi massicci. Una corsa a svuotare i conti che, dopo quanto avvenuto nelle ultime ore, lunedì mattina rischia di esplodere.
Per Manuel Valls la legittimità del referendum greco non è però in discussione. Non così per altri leader europei. Ci sarà "che lo vogliano o meno i nostri partner" ha tuonato da Atene il primo ministro Alexis Tsipras. "Difenderemo la democrazia, la sovranità popolare e i valori fondamentali dell'Europa", ha dichiarato, citato dall'agenzia ANA, aggiungendo di non dover certo chiedere il permesso al ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble o al capo dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem di rivolgersi al popolo perché possa dire la sua nel paese dove è nata la democrazia.
Diem/ATS
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