Donald Trump vuole "sabotare" le elezioni presidenziali statunitensi, mandando all'aria il voto per corrispondenza. Questa l'accusa dei democratici, che non usano mezzi termini per attaccare il presidente e quelli che ritengono i suoi tentativi per depotenziare lo US Postal Service, facendo così saltare il voto via posta. In gioco ci sono milioni di voti, considerato che 180 milioni di americani hanno i requisiti per votare per corrispondenza.
Trump però non cede agli attacchi: con il voto via posta si rischiano "elezioni truccate" e un risultato incerto "per settimane se non per mesi. Sarebbe una vergogna per gli Stati Uniti, ci faremmo ridere dietro".
Al centro dello scontro finisce Louis DeJoy, il direttore dello US Postal Service, nominato in giugno proprio da Trump pur senza vantare alcuna esperienza nel settore. "E' un grande finanziatore" della campagna del presidente, attaccano i democratici che, con la speaker della Camera Nancy Pelosi, lo definiscono un "complice di Trump nel manipolare il voto".
Lo scontro frontale costringe Pelosi a richiamare i deputati dalle vacanze per affrontare quella che ritiene una questione vitale: il servizio postale è infatti cruciale per il voto del 3 novembre e DeJoy ha già messo in guardia 46 Stati sul fatto che le schede di voto potrebbero non arrivare in tempo per essere conteggiate nella notte elettorale. "Questa - tuona Pelosi - è una minaccia all'integrità delle elezioni e alla nostra democrazia". Da qui l'esigenza di un intervento rapido e di un'audizione per DeJoy per spiegare le sue azioni.
DeJoy ha di recente varato una serie di misure per risanare i conti del servizio postale: fra questa una riduzione degli straordinari ma anche la rimozione delle cassette postali. Tagli, ha spiegato, essenziali per l'operatività del servizio. "Non voglio che le poste perdano miliardi. Perdono soldi consegnando i pacchi di Amazon, dovrebbero alzare i prezzi" per il colosso di Bezos, dice Trump.
Per i democratici però i tagli sono inaccettabili perché dettati solo da motivi politici. Trump "è convinto che una minore affluenza lo favorisca", è la tesi dei liberal, favorevoli al voto per corrispondenza per motivi sanitari, considerata la pandemia, ma anche perché una maggiore affluenza tradizionalmente favorisce loro.
I tagli di DeJoy comunque non vanno giù neanche ad alcuni repubblicani, soprattutto quelli che rappresentano le aree più rurali del Paese e più dipendenti dal servizio postale anche per il recapito dei medicinali. Il tutto mentre una decina di Stati americani si attrezzano per fare causa all'amministrazione nel tentativo di bloccare le modifiche al servizio decise da DeJoy.
A sostegno delle poste scendono in piazza da giorni migliaia di americani. "I soldi vanno tolti alla polizia non al Postal Service", è uno degli slogan più popolari. Trump però tira dritto, ripetendo ossessivamente il suo mantra: il voto via posta equivale a elezioni truccate. L'unica eccezione è quello per corrispondenza per coloro impossibilitati a votare nel proprio Stato, ovvero l'"absentee ballot" richiesto proprio dal presidente e dalla First Lady per votare in Florida, dove hanno la residenza.
USA, scontro sul voto per posta
Telegiornale 19.08.2020, 14:30