Da quasi un anno gli allievi americani non sentono il suono della campanella, non entrano in classe, non incontrano i compagni sul piazzale scolastico. Negli Stati Uniti le scuole sono chiuse dal 13 marzo 2020: solo un minima parte – soprattutto gli istituti privati, soprattutto le scuole d’infanzia - ha ripreso le lezioni a settembre. Ancora oggi il 53% degli allievi è costretto a seguire le lezioni da casa e solo il 28% è tornato regolarmente in classe.
Lezioni durante la pandemia negli USA
La decisione di riaprire spetta alle contee. Solo quattro Stati (Arkansas, Florida, Iowa e Texas) hanno dato il via libera alla riapertura delle scuole per decreto. Molti istituti contavano sul vaccino per poter riprendere le lezioni in classe, ma solo poco più della metà degli Stati ha deciso di dare la priorità agli insegnanti e al personale scolastico (6,5 milioni di persone) considerandoli lavoratori essenziali.
Bethesda
L’area urbana a nord di Washington (DC e Maryland) è, ad esempio, quella più scrupolosa o – se preferite – “lenta” nella riapertura: gradualmente le scuole non riapriranno prima di aprile. In molti casi gli istituti offrono un sostegno sociale e attraverso le mense scolastiche permettono agli allievi delle famiglie meno abbienti di poter contare su un pasto.
In tuta, in sala da pranzo, genitori che aiutano i figli durante le lezioni a distanza
Joe Biden ha fatto campagna elettorale promettendo la riapertura graduale delle scuole e ora sono forti le pressioni sulla Casa Bianca perché possa mantenere la promessa. L’obiettivo annunciato è di far tornare in classe gli alunni fino ai 14 anni entro i primi 100 giorni, ma manca il consenso. Vi sono famiglie esasperate e quelle che preferiscono attendere; docenti che – per voce dei sindacati – si sentono trattati come cavie (“Ci sentiamo come canarini in miniera”, mi ha detto l’insegnante incontrata per il Telegiornale) e le amministrazioni scolastiche non sempre sono in grado di garantire le misure di sicurezza indicate, spesso confrontate con edifici e budget non all’altezza.
Massimiliano Herber