Il Nobel per la Pace edizione 2021 va dunque a Maria Ressa e Dmitri Muratov. Due giornalisti in prima linea in Paesi difficili per la libertà di stampa. Maria Ressa è una cronista filippina, cofondatrice del sito "Rappler", voce tra le più critiche nei confronti del presidente Rodrigo Duterte. Dmitri Muratov è un giornalista russo, caporedattore del quotidiano russo Novaya Gazeta.
Il Nobel per la pace va a due giornalisti
Telegiornale 08.10.2021, 14:30
Cosa significa questo doppio riconoscimento per chi si occupa di informazione in giro per il mondo? Risponde Pauline Adès-Mével, portavoce di Reporters sans Frontiéres.
La prima reazione è di gioia, è un omaggio straordinario per il giornalismo. Ma allo stesso tempo abbiamo anche un sentimento di urgenza, perché i giornalisti che portano avanti battaglie come Ressa e Muratov hanno bisogno di sostegno. Sono due giornalisti coraggiosi. Maria Ressa è vittima delle pressioni del Governo filippino, ma nonostante questo continua coraggiosamente a battersi. Dmitri Muratov è caporedattore di Novaya Gazeta, giornale critico nei confronti del potere del Cremlino, una redazione conosciuta per le sue inchieste di valore. È in generale una ricompensa per i giornalisti indipendenti, e per le organizzazioni come la nostra che li hanno sostenuti, che si battono per il diritto a un’informazione affidabile e trasparente. Siamo davvero felici che questo premio sia un omaggio alla libertà di stampa.
Ci può chiarire qual è il legame tra giornalismo e pace?
Il legame tra la pace e i giornalisti si basa semplicemente sul fatto che i giornalisti danno una testimonianza di quello che succede, cercano di raccontare la verità e permettono a tutti, all’intera comunità internazionale, di aprire gli occhi, di rendersi conto di quello che accade davvero. Se non potessimo contare sul lavoro di questi giornalisti, a Hong Kong, in Myanmar, in Bielorussia…solo per fare degli esempi… non saremmo informati sulla realtà di quei Paesi. Non conosceremmo la necessità, l’urgenza di aiutare quelle popolazioni, sostenendo chi si batte contro le oppressioni in Paesi in cui non c’è democrazia.