Quattro milioni di richieste di informazioni al minuto: è il primato con il quale la multinazionale delle nuove tecnologie Google ha festeggiato il suo 25esimo compleanno lo scorso 27 settembre.
Creato 25 anni fa da due studenti dell’Università di Stanford – Larry Page e Sergey Brin – Google non è solo un motore di ricerca, ma anche molte altre attività e settori che si sono aggiunti in questo quarto di secolo. In pratica è diventato un colosso e, leggenda vuole, che sia nato… in un garage. Come è stato possibile?
“Google rispondeva allora a una delle esigenze più urgenti del momento: fare ordine nella confusione del web”, spiega il giornalista Cristiano Valli, intervenuto a Modem. “Il successo partendo dal garage – vero o meno – è un rito di passaggio quasi necessario in tutte le storie imprenditoriali negli Stati Uniti, ma la chiave di volta per Google è stato il lancio di AdWords nel 2000, una piattaforma per monetizzare i risultati del motore di ricerca, che è diventato uno standard nell’industria. Ancora oggi, dopo il lancio di Gmail, Google Maps, l’acquisizione di YouTube, con tutto ciò che Google rappresenta in ogni ambito del nostro quotidiano, l’80% dei ricavi vengono dalla pubblicità: 281 miliardi di dollari solo l’anno scorso. Una liquidità che ha garantito un vantaggio competitivo incolmabile.“
La disponibilità praticamente inesauribile di denaro non ha impedito all’azienda di licenziare il 6% del suo personale all’inizio del 2023. Anche a Zurigo sono stati cancellati 250 posti di lavoro.
“Siamo alla fine di un ciclo periodico del modello che ha consentito ad aziende come Google di crescere tanto e in fretta”, spiega Valli. “Molte sono cresciute a dismisura spartendosi il mercato a dispetto dei profitti e chi per anni le ha tenute in piedi sta battendo cassa, ma in tanti hanno semplicemente colto l’occasione per una ristrutturazione in qualche modo dovuta. A licenziare adesso ci si fa notare di meno. Per quanto riguarda Google più che i licenziamenti in sé, a fare notizia è il come. Mandare una mail e chiudere i dipendenti fuori dall’ufficio non restituisce l’immagine del miglior posto di lavoro al mondo. E con il progressivo passaggio dalle start up alle corporazioni si è anche incrinata l’immagine della Silicon Valley come luogo di libertà e di innovazione.”
Immagine d'archivio
Google vuol dire anche accuse, multe e processi: a livello di privacy e concorrenza l’azienda si muove spesso sul filo del rasoio.
“Non c’è una risposta univoca”, spiega Valli. “Google è un monopolio di fatto, immune negli Stati Uniti, dove la legge protegge gli utenti e non il mercato. È invece colpevole dove ci sono più controlli e regolamentazioni. Non a caso i problemi più grossi in tal senso li incontra in Europa. Google paga ogni anno tra i 5 e i 10 miliardi di dollari di multe in tutto il mondo per pratiche di concorrenza sleale. Alphabet – la casa madre – quasi il doppio.”
Ciò che forse dovrebbe essere fonte di preoccupazione, secondo Valli, è che questi problemi li affronta discutendo alla pari con nazioni e interi continenti.
“Il che dà la misura del livello di influenza reale e potenziale. – sottolinea Valli - Pochi mesi fa una diatriba su questioni di diritti ha privato il Canada dell’informazione online durante la crisi degli incendi, perché Google ha smesso di indicizzare le news nei risultati di ricerca. C’è quindi il problema di un’influenza che sovrasta la politica, che in molti ritengono sia tempo di cominciare a porsi”.
I primi 25 anni di Google
Modem 29.09.2023, 08:30
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