L’uomo che ha ucciso 49 persone e provocato 53 feriti in un club gay di Orlando, in Florida, “era uno dei soldati del Califfato in America”. Lo ha affermato l’emittente al-Bayan, l’organo di propaganda ufficiale dell’organizzazione Stato islamico in lingua inglese. A riferirlo è il Site, società statunitense di intelligence che si occupa di monitorare le attività online legate al fondamentalismo islamico.
L’autore del massacro, Omar Saddiqui Mateen, nato a New York da genitori afghani, era nel radar dell’FBI dopo che erano state appurate le sue simpatie per il jihad e i seguaci di Abu Bakr al-Baghdadi e, soprattutto, per i suoi presunti legami con Moner Mohammad Abusala, foreign fighters statunitense autore di un attentato suicida in Siria nel 2014.
Secondo la polizia federale, tuttavia, il 29enne “non rappresentava una minaccia sostanziale”, e per questo motivo non era sotto sorveglianza ieri, domenica, al momento dell’attentato.
"Opportunità mediatica"
È difficile affermare se l’autore della strage, morto durante lo scontro a fuoco con le forze dell’ordine, sia davvero affiliato all’IS o se ci troviamo di fronte all’appropriazione “del marchio Stato islamico” da parte di un folle, ha affermato Frederic Esposito alla RSI. “Ci sono però delle certezze - ha aggiunto il direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza dell’Università di Ginevra – Il bilancio è il più alto registrato negli USA in una sparatoria di massa ed è la seconda volta dopo gli attentati di matrice islamica di Boston che il killer afferma di far parte dell’IS (il primo era stato l’autore della strage a San Bernardino, Vd correlati”. È una novità, continua il professore, in quanto sembra che riferirsi a questo gruppo terroristico sia diventata anche un’opportunità dal punto di vista mediatico.
Frederic Esposito
“Il rischio che un lupo solitario rivendichi un atto violento in nome dell’IS esiste pure in Svizzera”, dove inoltre ci sono moltissime armi facilmente a disposizione di chiunque, anche se il contesto statunitense è molto diverso, conclude Esposito.
Ascolta il resto dell’intervista a Frederic Esposito nell’audio qui sotto.
ATS/ludoC/RG
Dal TG12.30: