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"Va gestita soprattutto la paura"

Assedio a Kiev e civili: intervista all’ex ambasciatore italiano Stefano Pontecorvo, che ha gestito l’evacuazione da Kabul: "In Ucraina si spara davvero"

  • 3 marzo 2022, 14:02
  • 20 novembre, 18:33
02:34

RG 12.30 del 03.03.2022 - L'intervista di Emiliano Bos all'ex ambasciatore italiano Stefano Pontecorvo

RSI Info 03.03.2022, 14:01

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Di: RG-Bos/Red. MM 

Mentre si combatte nel sud dell’Ucraina si guarda con grande preoccupazione a un possibile assedio di Kiev – nella capitale vivono 3 milioni di persone – e ci si interroga sulle modalità di evacuazione dei civili dalle zone dei combattimenti. Emiliano Bos, per il Radiogiornale, ne ha parlato con Stefano Pontecorvo, ex-ambasciatore italiano in diversi Paesi e rappresentante della NATO per le questioni civili in Afghanistan fino a pochi giorni fa.

Lei è stato il responsabile dell'evacuazione, dall'aeroporto di Kabul e non solo, lo scorso agosto di oltre 120’000 persone dopo la presa del potere dei talebani. Di che cosa bisogna tenere conto di fronte a una grande quantità di civili in fuga?

“Di due cose principalmente: la prima cosa, che è comune all’esperienza che ho fatto in Afghanistan, è la paura. La gestione della paura in coloro che devi aiutare è veramente molto importante perché conduce a reazioni che in tempi normali non avrebbe, quindi bisogna che coloro che aiutano siano ben coscienti del fatto che lo stato mentale di quelli che invece vengono aiutati e alterato rispetto al proprio”.

E la seconda?

“La seconda cosa: a differenza dell'Afghanistan qui c'è gente che spara. Insomma, gli ucraini rischiano veramente in alcune zone del paese di essere presi in mezzo al fuoco o tra il fuoco nemico e quello amico quando stanno cercando di scappare. Quindi è una situazione delicata, molto delicata”.

Sappiamo di questa lunga colonna di mezzi russi alle porte di Kiev ormai da giorni. Se non sotto assedio di fatto la capitale è circondata. Che cosa si può fare concretamente per mettere in salvo gli abitanti?

“Guardi, onestamente per la gente che sta intrappolata a Kiev, che ormai è effettivamente accerchiata ed è praticamente anche assediata perché è difficile entrare uscire, tranne che con alcune direttrici che sono secondarie, si può fare molto poco. Si può solo sperare che in effetti tutto questo sia una tattica negoziale del presidente russo che vuole mettere pressione su Zelensky e i suoi e sui difensori di Kiev in vista dei colloqui che dovrebbero tenersi oggi.”

Ambasciatore Pontecorvo lei ha svolto tra l'altro attività diplomatica per otto anni in Russia. Si aspettava questa resistenza?

“Se il presidente Putin ha fatto errori di calcolo, il che è però ancora da dimostrare, uno di questi è la resistenza ucraina. Io non vorrei che Putin pensi alla sua stessa narrativa che s'è inventato, ovvero che gli ucraini lo avrebbero accolto a braccia aperte, perché non è così. Io ho vissuto otto anni a Mosca e gli ucraini e i russi sono due popoli diversi. Fra l'altro gli ucraini vivono in una sorta di conflitto a bassa intensità da anni e anni. È un Paese che è stato -aperte le virgolette- in attesa di un'invasione -chiuse le virgolette- per un sacco di tempo. Poi il conflitto in sé è stato effettivamente nel Donbass, però l'intero clima di incertezza se non proprio di anteguerra c’è in tutta l'Ucraina. Quindi è vero che un sacco di gente non ha mai preso armi in mano, ma è anche vero che si forma una mentalità difensiva che noi non possiamo capire standocene tranquillamente fra la Svizzera e l'Italia senza essere soggetti a pressioni sui confini da parte di nessuno.”

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