“Nel caso della Sony è vero che ci sono degli elementi che possono far pensare a un attacco statale proveniente dalla Corea del Nord. Ma ci sono altri elementi che potrebbero smentire questo tipo di origine”. A rilevarlo è Mauro Vignati, analista della Centrale d'annuncio e d'analisi per la sicurezza dell'informazione (MELANI), intervistato dalla RSI (ascolta l’audio qui sotto).
Il caso di ciber-criminalità che vede al centro la Sony per impedire l'uscita del film "The Interview" sgradito al regime nordcoreano ha posto diversi interrogativi agli esperti di sicurezza informatica di tutto il mondo. La preoccupazione sale perché gli episodi inquietanti di cui si ha notizia si moltiplicano. Lunedì è emerso un attacco al sistema informatico della compagnia che gestisce le centrali nucleari in Corea del Sud. Di domenica invece la notizia di un atto di pirateria che ha provocato gravi danni all'impianto produttivo di un'acciaieria in Germania.
“Il fenomeno è in espansione anche perché ci sono dei gruppi che non sono statali, ma sono incaricati da uno Stato che li paga. Si tratta di gruppi criminali che hanno una competenza tecnica molto elevata e sono in grado di compiere questo tipo di attacchi” spiega Mauro Vignati.
Diem/RG