È più vicina la fusione nucleare, l'energia che imita quanto avviene nel cuore delle stelle: il reattore sperimentale europeo JET ha generato energia pari a 59 megajoule a intervalli di 5 secondi, equivalenti a 11 megawatt. Si tratta del doppio di quella ottenuta 25 anni fa dalla stessa macchina. Una quantità di energia mai prodotta prima in questo modo, una tappa verso quella che è considerata un'alternativa più pulita (genera meno scorie) e più a buon mercato rispetto alla fissione, il principio con il quale funzionano le attuali centrali atomiche.
L'esperimento che ha riprodotto quanto accade dentro le stelle è stato realizzato in dicembre nel Joint European Torus, il maggiore reattore del genere, situato nei pressi di Oxford, al quale collaborano 350 esperti provenienti oltre che dal Regno Unito anche dall'Unione Europea e pure dalla Svizzera.
Nel cuore del reattore, una camera magnetica che ha la stessa forma di un donut, dei magneti mantengono un'infima quantità (0,1 milligrammi) di deuterio e trizio - isotopi dell'idrogeno - riscaldati a temperature più elevate di quelle del Sole. I nuclei di idrogeno entrano in collisione e si fondono in atomi di elio più pesanti, liberando una grande quantità di energia, milioni di volte più di quanto si ottiene da analoghi quantitativi di carbone, petrolio o del gas, e senza rappresentare un pericolo.
La strada percorsa sin dagli anni '60 è però è ancora lunga, ci vorrà ancora qualche decennio, malgrado una grande cooperazione internazionale, facilitata dal fatto che questa tecnologia non può essere usata come arma.
Un nuovo progetto in fase di realizzazione in Francia, chiamato ITER, dovrà in futuro dimostrare se il traguardo è raggiungibile su grande scala e producendo più energia di quanta non ne occorra. Ora non è ancora il caso.