La tecnologia a base di RNA messaggero (mRNA) è ormai associata alla lotta contro il Covid-19, da quando è stata impiegata per produrre i vaccini di Pfizer/BioNTech e Moderna, usati per la campagna svizzera di vaccinazione. Eppure, nonostante la risonanza di cui gode attualmente, non si tratta di una novità: lo studio terapeutico sull’RNA è iniziato circa 25 anni fa, ed è proprio questa conoscenza pregressa che ha permesso di sviluppare in tempi strettissimi i due preparati.
Arrivano nuovi vaccini
Il Quotidiano 23.02.2021, 20:00
L’attuale entusiasmo nei confronti dell’mRNA soddisfa chi lo studia da tempo, come il dr. Carlo Catapano, direttore dell’Istituto oncologico di ricerca (IOR) a Bellinzona, che sottolinea come lo sviluppo di questa tecnologia sia stato discontinuo: “Spesso la ricerca in campo biomedico va avanti a scossoni: ci sono fasi di sviluppo, fasi di arresto e fasi, come ora, di improvvisa accelerazione. La pandemia ha creato una situazione di emergenza e ha dato un’opportunità quasi unica per poter completare lo sviluppo e usare concretamente questa tecnologia. Questo è però stato possibile grazie alle conoscenze già acquisite su come l’mRNA viene prodotto, su come si comporta nella cellula, su come produrlo in maniera amplificata in vitro e su come usarlo".
Istruzione alla cellula per combattere il nemico
Il principale punto di forza dell’mRNA, aggiunge Catapano, è che è “semplice ed efficace, e in campo biomedico le cose semplici sono le più promettenti e quelle che funzionano meglio”.
L’mRNA è il tramite dell’informazione genetica per la produzione di proteine che fanno funzionare le nostre cellule: “In questo modo possiamo dare direttamente alle cellule il principio attivo e le istruzioni alle cellule affinché producano quello che vogliamo – continua Catapano –. Nel caso del Covid, vogliamo che producano una proteina spike, che abbiamo riconosciuto come importante per l’entrata del virus ma anche per la produzione di anticorpi. Tuttavia, invece di usare qualcosa di complesso e complicato come può essere un virus intero o un vettore di DNA, si dà un piccolo pezzo di RNA e questo risulta molto efficace: le cellule lo captano immediatamente, lo utilizzano producendo solo quella proteina, dando così una risposta immunitaria molto efficace. Inoltre, essendo molto semplice, non si hanno altre componenti che possono essere impiegate in altri vaccini e che rischiano di provocare reazioni avverse. L’estrema semplicità è la cosa più promettente, insieme alla sua flessibilità: i vaccini possono essere modificati rapidamente e l’mRNA può essere usato anche per altre applicazioni”.
Ed è proprio a questa la prospettiva alla quale la comunità scientifica guarda con maggiore interesse. Le prime applicazioni precliniche risalgono a 10-15 anni fa e ora sono in corso studi per le elaborazioni di terapie e vaccini a base di RNA anche contro altre patologie, specialmente in campo oncologico. Inoltre, ci spiega ancora il dr. Catapano, "è stato recentemente pubblicato uno studio che dimostra come l’uso di vaccini a base di RNA è talmente flessibile per cui invece di stimolare una risposta immunitaria, può bloccare una risposta autoimmunitaria che è alla base della sclerosi multipla”. La stessa azienda Moderna sta pure lavorando a un vaccino a mRNA contro l’HIV.
Entusiasmo giustificato
L’ entusiasmo di fronte all’mRNA, sostiene il direttore dello IOR, è giustificato: “In poco tempo si è arrivati ai vaccini e la ricerca va avanti: ci sono già altri prodotti che sono in fase di sperimentazione clinica. Questo genera entusiasmo ma anche soddisfazione perché il campo degli RNA terapeutici ha avuto alti e bassi: alcune compagnie sono fuoriuscite dal mercato perché scoraggiate dalle difficoltà ma queste difficoltà vengono progressivamente superate. L’importante è avere i piedi per terra: farmaci verranno prodotti, ci sarà una ricerca preclinica molto interessante ma l’importante è che questa ricerca venga sostenuta nel tempo, che non si perda l’entusiasmo appena sarà superata l’emergenza Covid”. Nella biomedicina, infatti, si procede a piccoli passi.
Il ruolo pionieristico dello IOR
L’Istituto oncologico di ricerca da tempo sviluppa composti terapeutici a base di RNA, concentrandosi su piccole molecole di RNA che possono essere introdotte nelle cellule per modificare la reattività dei geni. “In laboratorio usiamo piccoli RNA ma anche mRNA per riprogrammare le cellule tumorali e portarle verso la differenziazione, verso la morte e quindi eliminare il tumore, spiega ancora il dr. Carlo Catapano. (L'intervista completa in cima all'articolo)