Costruire dei nuovi parchi fotovoltaici sulle Alpi potrebbe rivelarsi un elemento determinante per realizzare la svolta energetica decisa dal Parlamento svizzero. È quanto conclude uno studio realizzato dal Politecnico federale di Losanna e dall'Istituto di ricerca sulla neve e le valanghe di Davos, pubblicato da un rivista scientifica statunitense.
Gli studiosi elvetici hanno confrontato il rendimento dei pannelli posizionati a diverse altitudini. Il consumo di energia elettrica aumenta in inverno, proprio la stagione in cui invece la produzione di energia solare diminuisce. Non però in quota, per effetto del miglior soleggiamento e del riflesso sulla neve: "l'incremento può essere vicino al 50%", dicono gli esperti. E questo senza deturpare più di tanto il paesaggio: già esistono, sostengono, altre infrastrutture, come i ripari contro le valanghe.
Per sostituire la quota attualmente prodotta con il nucleare in Svizzera servirebbe una superficie di 47 chilometri quadrati, un obiettivo "probabilmente non realistico". Lo scopo della ricerca, però, è soprattutto quello di segnalare che installare i pannelli in città non è la soluzione più efficiente.