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Se la truffa è social

Le falle del Web (1) - Le sexy truffe su Facebook e il romance scam, ovvero quando il raggiro corre online

  • 13 gennaio 2017, 06:12
  • 6 settembre 2023, 05:12
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Le falle del web (1) - La truffa viaggia sui social - di Jona "Pixel" Mantovan e Ludovico Camposampiero

RSI Info 13.01.2017, 06:00

“La criminalità informatica non fa clamore: se un vandalo danneggiasse 500'000 automobili in un giorno il fatto sarebbe sulla bocca di tutti, ma se vengono infettati 500'000 computer ogni 24 ore sembra una cosa normale. Ma tutti siamo potenziali vittime”. Parole di Paolo Attivissimo, giornalista, divulgatore informatico e cacciatore di bufale, che ci accompagnerà durante parte del nostro viaggio nel mondo del cybercrimine.

LE FALLE DEL WEB - Seconda puntata:
- L’incubo del ransomware

LE FALLE DEL WEB - Terza puntata:
- Guardie e ladri digitali

LE FALLE DEL WEB - Quarta puntata:
- Le nuove armi degli hacker

Marco è il protagonista della nostra storia e, come tutti, usa Facebook. Un giorno riceve una richiesta di amicizia da una bionda e procace ninfetta: tale Bianca Boskar. Non ci pensa su due volte e accetta. Dopo poco il primo messaggio. Poi un altro, e un altro ancora. Ad un certo punto la discussione diventa sempre più spinta e Bianca chiede a Marco di chiacchierare via Skype: “Così possiamo vederci”. Lì, davanti alla webcam, Bianca si spoglia; e chiede al nostro protagonista di fare altrettanto. Dopo un giorno Marco riceve un messaggio privato: “Versa 20'000 franchi in bitcoin sul conto XXX o diffondo il video e dico tutto a tua moglie”. Bianca Boskar era in realtà un "fake": un profilo falso, creato ad arte per estorcere denaro a chi, come Marco, cade nella trappola.

“Raggiri di questo tipo fanno leva sull’ingegneria sociale”, ci spiega Paolo Attivissimo. Si tratta di tecniche adottate da cybercriminali – lupi solitari o membri di vere e proprie organizzazioni – per manipolare le proprie vittime e costringerle a rivelare informazioni sensibili o a compiere determinate azioni.


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Le falle del web EXTRA: come smascherare i falsi profili, con Paolo Attivissimo - di Jona Pixel Mantovan e Ludovico Camposampiero

RSI Info 13.01.2017, 06:00

Il romance scam - Casi come quello di Marco colpisco soprattutto gli uomini. Vi sono però truffe meno frettolose, più sofisticate, che toccano anche il gentil sesso, come i cosiddetti romance scam. In questo caso i truffatori si servono di chat o siti di incontri per conversare e instaurare un rapporto di fiducia con la vittima che, col passare del tempo, crederà di aver trovato l’anima gemella, ignorando di aver a che fare con maghi del raggiro il cui unico scopo è estorcere soldoni con le scuse più disparate.

Molte di questi malfattori lavorano per vere e proprie organizzazioni. Le più strutturate sono quelle basate in Nigeria, paese che detiene il record di truffatori dietro al PC. Organizzazioni che hanno le loro diramazioni in tutto il mondo.

“Le vittime vengono cucinate a fuoco lento, possono passare mesi prima che scatti la trappola”, spiega ancora Attivissimo, che aggiunge: “Le persone che ci cascano non sono stupide, ma sensibili. Fanno fatica a concepire che qualcuno possa aspettare sei mesi ad inseguire una vittima, ma invece…”.

E invece questi "scammer" hanno la pazienza di un ragno. E i profitti di questo genere di colpi sono milionari. In Australia, per esempio, l'associazione dei consumatori ha implementato il sito scamwatch per permettere alle persone di smascherare e difendersi da queste truffe. Secondo le statistiche pubblicate dal portale, nel solo 2016 le perdite complessive degli australiani caduti nella rete sono state di quasi 24 milioni di dollari.

I limiti della procedura penale - È inutile che le vittime di questi colpi sperino di tornare in possesso del maltolto. Le possibilità di successo della procedura penale sono molto basse. E a dirlo è lo SCOCI, il servizio della polizia federale per il coordinamento della lotta alla cybercriminalità in Svizzera.

Se i tuffatori hanno agito dall’estero, è infatti praticamente impossibile ritrovarli. Secondariamente, affinché si configuri il reato di truffa occorre provare che l’autore abbia ingannato subdolamente la vittima e che questa non abbia mai avuto la possibilità di proteggersi prestando un minimo d’attenzione o d’evitare l’errore con un minimo ragionevole di cautela.

Come difendersi da questo genere di cybertruffe? Paolo Attivissimo lo spiega nel video in cima all'articolo.

Ludovico Camposampiero e Jona “Pixel” Mantovan

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