Quando si parla di inviare persone su altri pianeti gli occhi si rivolgono verso Marte, la cui colonizzazione deve ancora affrontare molti ostacoli, e quasi nessuno pensa a Venere.
Condizioni infernali
Il motivo è probabilmente legato alle condizioni infernali che regnano sulla superficie del pianeta, con una temperatura oltre i 450°C, abbastanza per fondere il piombo, e una pressione di 90 atmosfere, come quella a un chilometro di profondità negli oceani terrestri, senza dimenticare la presenza di acido solforico nell'atmosfera. Condizioni che hanno distrutto qualsiasi sonda atterrata in poco più di due ore.
Un gruppo di ricercatori della NASA non si è però fatto scoraggiare e ha affrontato il problema da un'altra angolazione, rinunciando all'idea di raggiungere la superficie e proponendo di inviare dei dirigibili su Venere per creare delle colonie galleggianti. Un progetto che, nonostante possa sembrare inverosimile, è stato studiato nei dettagli.
Soleggiato, caldo, con il rischio di piogge acide
Previsioni del tempo per una giornata a 50 chilometri di quota su Venere
Il piano, per il momento ancora a livello concettuale e senza date fissate, prevede di stabilire una presenza umana a 50 chilometri di quota, dove le condizioni sono più vicine a quelle sulla Terra, con una pressione quasi identica, così come la forza di gravità, mentre le temperature, superiori ai 70°C, restano decisamente elevate, ma affrontabili con la tecnologia a disposizione oggi.
I vantaggi di Venere
Il paragone delle condizioni su Venere, Terra e Marte
La situazione su Venere, anche ad alta quota, non è esattamente invitante, ma gli scienziati vedono dei vantaggi rispetto a delle missioni su Marte. Il primo è la distanza che, a dipendenza della posizione in orbita attorno al Sole, è da un terzo alla metà di quella per raggiungere il pianeta rosso. Essendo più vicino alla nostra stella, Venere ha inoltre a disposizione tre volte l'energia solare di Marte. La densa atmosfera fornisce anche una buona protezione dalle radiazioni cosmiche e, in teoria, è possibile estrarre ossigeno dall'anidride carbonica, presente in importanti quantità. Infine, la gravità quasi a livelli terrestri, non esporrebbe gli astronauti ai problemi legati a quella bassa del pianeta rosso.
Prima tappa verso altri pianeti
L'interesse dei ricercatori non nasce solo da questi vantaggi, ma dalla possibilità di testare tecnologie che potrebbero poi essere usate in missioni verso pianeti più distanti, Marte compreso, così come lo studio dell'estremo effetto serra che interessa l'atmosfera di Venere, per cercare di comprendere meglio questo meccanismo climatico, presente anche sulla Terra.
Dirigibili tra le nuvole
L'aspetto più sorprendente dello studio è probabilmente la soluzione proposta per stabilirsi a 50 chilometri di quota: dei dirigibili, del tutto simili a quelli che volano nei cieli terrestri, anche se decisamente più avanzati tecnologicamente, con una copertura di pannelli solari, che dovranno essere in grado di resistere all'acido solforico, un modulo atmosferico carico di strumenti scientifici e un razzo per riportare gli astronauti verso casa.
I primi a entrare nell'atmosfera di Venere non avranno comunque un equipaggio umano e serviranno a testare sul campo le tecniche di rientro, così come altre innovazioni tecnologiche sviluppate per la missione. Una seconda fase prevede la permanenza di due astronauti per un mese, per poi giungere nella terza fase a soggiorni di un anno o addirittura una colonia permanente.
La partenza verso la Terra
Simone Fassora