WhatsApp utilizza questi metadati internamente all'azienda per la pubblicità e il marketing. Con i nuovi termini di servizio, i metadati verrebbero condivisi con la casa madre, Facebook, senza che si si possa più opporre. Per Ursula Uttinger, docente di protezione dei dati e di diritto informatico dell’Università di Scienze applicate di Lucerna, non vi è da stupirsi che Whatsapp chieda qualcosa in cambio. "È molto importante essere consapevoli -sottolinea l’esperta - che nulla è gratis. E se non pago nulla, allora sto indirettamente pagando con i miei dati. Questo è un modello di business."
L’annuncio del cambiamento ha sollevato un bel polverone. Ha portato molte persone a scaricare altre applicazioni di messaggistica e ha spinto Whatsapp a rinviare di qualche mese l’introduzione dei nuovi termini di servizio. Gli utenti che non dovessero accettarli, potranno continuare ad usare l’app passivamente, almeno per un certo periodo. Il che significa ricevere chiamate, ma non farle. E vedere la notifica dei messaggi, senza poterli leggere. Gli esperti non escludono che Whatsapp possa estendere ancora di qualche mese il periodo di accettazione.
Whatsapp e privacy, cosa cambia?
Telegiornale 15.01.2021, 21:00