«Per ogni lago, ogni anno in cui non viene trovata la cozza quagga è un anno guadagnato», sottolinea Piet Spaak, biologo dell’Istituto per la Ricerca sulle Acque (EAWAG) ed esperto di questo mollusco bivalve originario del Mar Nero. Per arginare la diffusione nei laghi svizzeri di questa specie invasiva, i ricercatori dell’EAWAG, su incarico dell’Ufficio federale dell’ambiente, hanno presentato martedì un rapporto in cui consigliano di “agire tempestivamente, puntando su prevenzione capillare, individuazione rapida e contenimento”.
Non è questione da poco, le cozze quagga abbarbicandosi causano danni irreversibili a edifici e impianti. “Stiamo parlando di costi che per tutta la Svizzera ammontano probabilmente a centinaia di milioni di franchi” afferma Spaak. Filtri e scambiatori di calore, ad esempio, possono proteggere le parti più sensibili delle apparecchiature dalla colonizzazione dei molluschi.
Secondo il documento sarebbe opportuno controllare i laghi non colpiti almeno una volta all’anno mediante l’analisi del DNA ambientale, che permette di individuare tempestivamente il sorgere del problema. La cozza quagga, spiegano i ricercatori, si diffonde in Svizzera principalmente attraverso il trasporto di imbarcazioni da diporto. Per evitare ciò, “sono ideali misure di protezione ad ampio spettro come ad esempio un obbligo di segnalazione e pulizia delle imbarcazioni”.
Quando l’invasore si è insediato in un corpo idrico (lago, bacino o altro) è “impossibile liberarsene”. Nei laghi svizzeri, conclude il rapporto, si prevede che la biomassa della cozza quagga nei prossimi 20-30 anni aumenti di un fattore compreso tra 9 e 20 per metro quadro. Attualmente non esistono in Svizzera misure di lotta praticabili.

Cozze infestanti
Telegiornale 23.08.2022, 22:00