La Svizzera è sempre più confrontata con il terrorismo e la criminalità organizzata, ma la giustizia ha spesso le armi spuntate. Un monito spesso ripetuto dalla direttrice dell’Ufficio federale di polizia Nicoletta Della Valle, che lascerà il suo incarico alla fine di gennaio dopo 10 anni di attività.
Finché non lascerà la Fedpol Nicoletta Della Valle non ha intenzione di abbassare la guardia contro chi minaccia la Svizzera; il jihadismo in primis, che sembra tornato d’attualità
“Non è un ritorno. – precisa ai microfoni della RSI – Il jihadismo è sempre stato qui, era solo scomparso dai media... I servizi di informazione ci dicono che la minaccia terroristica in Svizzera è sempre molto alta e ora con l’attacco a un ebreo a Zurigo è molto presente. Ma non dimentichiamo gli attacchi terroristici di Lugano e di Morges”.
Una strategia del terrore che attira persone sempre più giovani, avvicinate spesso su internet. “I minorenni jihadisti ci preoccupano. – chiosa la signora Della Valle – Stiamo vedendo nascere una nuova generazione di jihadisti. Si radicalizzano molto velocemente, sono ideologicamente molto flessibili, alle volte prendono di mira gli ebrei, altre la comunità LGBT. Sono attivi e connessi tra loro online, ma anche nella vita reale e la rapidità con la quale si radicalizzano è davvero preoccupante”.
Tra le priorità della polizia federale ci sono le mafie, che in Svizzera troverebbero una base operativa ideale, secondo l’ex magistrato italiano Pietro Grasso. “Purtroppo ha ragione. La Svizzera è una base ideale non solo per le mafie italiane, ma anche per la criminalità organizzata dei Balcani, del Belgio, dell’Olanda. E perché è ideale ? La Svizzera è un paese ricco, il più ricco nell’Europa occidentale, è politicamente stabile e poi c’è la nostra posizione geografica”.
E il Ticino e la Svizzera italiana sono più esposte rispetto al resto del Paese? “È una vecchia leggenda. – risponde Nicoletta Della Valle - La popolazione ticinese è più sensibile perché guarda i media italiani e sa cosa succede in Italia. L’attenzione è maggiore e per questo forse ci sono più segnalazioni alla polizia, ma non è che le mafie italiane siano attive solo in Ticino. In passato un ex procuratore federale ha detto che la seconda lingua della mafia è lo svizzero tedesco”.
Le mafie sono attive nel traffico di esseri umani, di droga, di armi, ma anche in settori legali come la ristorazione, l’edilizia, i saloni per le unghie e per parrucchieri. Ma la FEDPOL ha sufficienti risorse per contrastarle? “Tutte le polizie in svizzera lavorano coi mezzi che la politica mette loro a disposizione. E con questi mezzi facciamo ciò che possiamo. A livello di criminalità organizzata noi possiamo però lavorare solo su 5 grandi casi. Siamo molto limitati nei mezzi e dobbiamo dunque fissare delle priorità”.
E a proposito di politica... “La criminalità organizzata, non solo italiana, cerca di restare discreta e di infiltrare l’economia legale. E il contatto con la politica fa parte di ciò, è un po’ come le lobby. Pensiamo agli appalti pubblici dove sappiamo che la criminalità organizzata è attiva. E poi ci sono anche degli avvocati che sono anche politici e allora è normale che abbiano contatti coi loro clienti”.