Conferenza sulla pace in Ucraina

“Noi facciamo il primo passo, chi farà il secondo?”

Intervista a Ignazio Cassis a pochi giorni dalla conferenza al Bürgenstock - Mancano diversi Paesi del Sud globale: “Non vogliamo che sia l’Occidente contro il resto del mondo”

  • 10 giugno, 12:38
  • 10 giugno, 23:09

RG 12.30 del 10.06.2024 L’intervista di Anna Riva a Ignazio Cassis

RSI Svizzera 10.06.2024, 12:33

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Di: RG/pon

Quella del Bürgenstock non sarà una conferenza di pace ma una conferenza sulla pace, ricorda il comunicato diffuso in mattinata dal Consiglio federale per fare il punto sullo stato dei lavori a meno di una settimana dall’evento. La lista definitiva dei partecipanti sarà resa nota solo venerdì sera, per ora le presenze assicurate sono una novantina. Quella della Russia è l’assenza più evidente - Mosca non è stata invitata e aveva già fatto sapere di non volerci essere - ma non la sola. D’altra parte, invitare il Cremlino avrebbe comportato il rischio di perdere Kiev, che al momento almeno non è pronta a dialogare direttamente con la controparte, ha ricordato Ignazio Cassis in conferenza stampa. A margine dell’appuntamento, il capo del Dipartimento federale degli affari esteri ha risposto alle domande di Anna Riva, corrispondente della RSI a Berna.

Consigliere federale Cassis, come si misura il successo della conferenza?

“Essenzialmente dalla partecipazione dei Paesi. Abbiamo la partecipazione che sembra fino a qui essere confermata di una novantina di Paesi, di cui una metà a livello di capo di Stato o di Governo, metà europei metà fuori dal continente europeo. Se abbiamo questa partecipazione è già un indicatore importante di successo. Un altro indicatore di successo è questa dichiarazione comune che abbiamo messo in consultazione da qualche giorno, che dovrebbe in qualche modo riassumere i risultati delle discussioni sui tre punti chiave che tratteremo, che sono la sicurezza nucleare, la sicurezza alimentare e gli elementi umanitari, in particolare lo scambio di prigionieri eccetera. Se troviamo un accordo e questo finisce nella dichiarazione, sarà un importantissimo indicatore di successo. E poi la ciliegina sulla torta sarebbe poter sapere quale sarà il prossimo passo. Noi facciamo il primo, chi farà il secondo e dove?”.

Sappiamo che la Cina e diversi Stati del cosiddetto Sud globale non parteciperanno. E questi potevano essere una chiave d’accesso importante alla Russia. Al di là della soddisfazione per la partecipazione di 90 tra Stati e organizzazioni, rimane con un residuo di frustrazione? Gli inviti spediti erano stati oltre 160...

“Sì, al di là della quantità la qualità è importante quindi la presenza di grandi Stati del Sud globale, l’India, la Cina, il Brasile, il Sudafrica ma anche dei Paesi arabi come l’Arabia Saudita è fondamentale proprio per dare a questa conferenza un equilibrio per evitare che sia unicamente occidentale, che non sia l’Occidente contro il resto del mondo. Venerdì sera ci sarà la lista definitiva io credo che ci sarà una presenza del Sud globale, forse purtroppo non così come noi l’avremmo auspicata e sperata. Sapevamo che questo dipendeva anche da cosa si riusciva a fare tra Russia e Ucraina. Oggi abbiamo informato su cosa siamo riusciti a fare. Qualcosa sì, ma non quello che idealmente avremmo voluto e quindi dobbiamo accontentarci di ciò che è stato raggiunto, che secondo me non è poco. Bisogna qualche volta anche dirsi è vero, il bicchiere non è pieno, però metà è già un primo passo. Ancora una volta l’alternativa è non fare niente, lasciare il bicchiere vuoto.”

L'intervista a Ignazio Cassis

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