Violenze sia all’interno che all’esterno, traffico di droga, guerra tra bande nelle vicinanze... Sono questi i motivi che hanno spinto i responsabili del centro culturale alternativo Reitschule di Berna a decidere la chiusura dei battenti per due settimane. La sicurezza di chi ci lavora e dei clienti non è più garantita, e secondo l’istituzione la colpa è delle autorità cittadine.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stato un evento successo il 29 dicembre, quando due bande rivali si sono affrontate nello spazio antistante l’area del centro sociale. Una persona ha subito l’amputazione di un dito e la polizia ha sequestrato un machete.
In un comunicato stampa pubblicato il 7 gennaio, i responsabili hanno decretato la chiusura temporanea del centro, parlando di situazione insostenibile sia all’esterno che all’interno delle sue mura, fatta di spaccio, guerra tra bande, degrado psicologico e sociale. La colpa, affermano i responsabili della Reitschule è delle autorità cittadine, cantonali e federali e delle politiche da loro attuate in materia sociale, dell’asilo e della droga, giudicate repressive e fallimentari. I controlli di polizia nei confronti di sospetti spacciatori avvengono tuttavia regolarmente: ma solo all’esterno della struttura. All’interno l’operato degli agenti viene spesso ostacolato.
“Bisogna agire”. Ma come?
La sindaca Marieke Kruit, in carica da pochi giorni, è subito confrontata con lo spinoso dossier. “In questo momento la Reitschule è sotto una forte pressione.”, ha spiegato. “È anche per questo che hanno chiuso i battenti. Ci sono persone che ci lavorano e al momento soffrono per la situazione. Credo che abbiano tutti capito che è il momento di agire”.
Sulla necessità si agire sembrano tutti d’accordo. Meno, invece, su cosa fare. Per il consigliere comunale Alexander Feuz (UDC), “il consiglio comunale deve schierarsi al fianco della polizia affinché possa svolgere i compiti che la legge le assegna. Dobbiamo poi smettere di opporci alla videosorveglianza. Gli incidenti sono in crescita, le telecamere sono necessarie”.
Ma, come ricordato dalla sindaca Kruit, “il parlamento cittadino ha chiaramente detto di non volere la videosorveglianza e anch’io credo che non sia la soluzione al problema”. Per la sindaca di Berna la soluzione è quindi il dialogo. Cercherà dunque nuovamente di invitare tutte le parti coinvolte al tavolo delle discussioni. La Reitschule dovrebbe riaprire i battenti il 22 gennaio. E le autorità sperano che la situazione attorno e all’interno del centro cultuirale rimanga calma il più a lungo possibile.