Il Parlamento svizzero, dopo tre anni di discussione, ha concluso il dibattito sulla legge sul CO2, ovvero il principale strumento di politica climatica della Confederazione. In futuro, a pagare più tasse saranno gli automobilisti, i passeggeri in volo e chi riscalda usando la nafta. L’UDC, tuttavia, ha già ventilato il referendum, mentre per le associazioni ecologiste la legge è troppo poco ambiziosa.
Qual è lo strumento più efficace fra quelli appena introdotto? Lo abbiamo chiesto a Reto Knutti, esperto di cambiamenti climatici e professore al Politecnico di Zurigo:
“Il CO2 viene emesso in vari ambiti: automobili, aerei, riscaldamento, industria, agricoltura, quindi ci vuole un mix di misure. Ed è quello che fa la legge, gli elementi sono quelli giusti, anche se nell'insieme probabilmente sono troppo poco incisivi per raggiungere l'obiettivo di dimezzamento delle emissioni entro il 2030”.
Fa molto discutere il rincaro della benzina, con una tassa che potrà aumentare prima di 10, poi di 12 centesimi al litro. L'elemento centrale in un eventuale referendum. Non si poteva rinunciare a questo aspetto delicato?
“Il traffico stradale in Svizzera sembra sia sacro... Le automobili sono sempre più pesanti e più potenti. Le emissioni al chilometro continuano ad aumentare. Per questo è importante agire anche qui. Il referendum ci sarà ad ogni modo e voteremo. Per me è giusto far passi avanti in tutti i settori”.
Reto Knutti
Con parte dei soldi della tassa sul CO2 verrà creato un fondo. Saranno vari milioni. Cosa ci si può aspettare?
“Non ci possiamo aspettare miracoli, non mi aspetto una soluzione nuova nel giro di pochi anni. Si continuerà sui binari già noti: promuovendo il risanamento energetico delle case, la sostituzione dei riscaldamenti, la mobilità senza emissioni. E magari si potrà sostenere la produzione di combustibili sintetici, neutrali dal punto di vista delle emissioni, dove proprio non si può farne a meno”.
Gli ecologisti dicono "questo è solo un primo passo". Quali devono essere secondo lei i prossimi?
“Questa legge sul CO2 serve a dimezzare le emissioni entro il 2030. L'obiettivo dell'accordo di Parigi, confermato dal Consiglio federale, è però ridurre a zero le emissioni entro il 2050. E al momento non è per nulla chiaro come vorremo affrontare questo secondo passo. Nell'attuale legge ad esempio non è contemplata la piazza finanziaria”,
Concretamente cosa si aspetta su questo ultimo punto?
“Non glielo so ancora dire, come fare con le banche. Anche qui non mi aspetto una rivoluzione, ma una politica dei piccoli passi, in realtà troppo lenta, ma è l'unica percorribile in una democrazia dove bisogna trovare una maggioranza”.