Molti più cani in circolazione, molti più morsi. L’equazione non sorprende, ma l’ultima aggressione avvenuta sabato scorso nel canton Zurigo porta argomenti a chi ritiene che l’abolizione, a livello federale, dell’obbligo dei corsi, sia stato un errore.
Cinque persone sono rimaste ferite, due bambini e tre adulti in seguito all’aggressione di un rottweiler di un anno scappato da un appartamento a Regensdorf.
“Ovviamente sono rimasto molto colpito quando ho saputo la notizia - dice alla RSI Hansueli Beer presidente della Società cinologica svizzera - fortunatamente aggressioni del genere sono molto rare. Mi sono comunque subito chiesto: queste persone come hanno avuto il cane?”.
La provenienza di un cane è determinante, spiega ancora Beer, perché ci sono molti allevatori poco seri e cani importati. Il proprietario deve fare la sua parte. I corsi obbligatori, introdotti sull’onda del dramma avvenuto a Sciaffusa nel 2005 - quando un bimbo morì aggredito da tre pitbull - sono però stati aboliti nel 2017.
“Come società cinologica siamo sempre stati del parere che sia stato un errore. Ritengo che sia molto importante che i proprietari di cani che non ne hanno mai avuto uno, frequentino un corso, ma più ampio di quello che prima era obbligatorio”, sostiene l’esperto.
Tolto l’obbligo i morsi sono aumentati, anche nel 2023. Crescita che si spiega con l’introduzione dell’obbligo di segnalazione e con l’aumento a 580’000 in Svizzera, del numero di cani, secondo Hansueli Beer, secondo il quale una legge federale sui cani avrebbe sicuramente dei vantaggi rispetto alla situazione attuale in cui ogni Cantone fa quello che vuole. Ma deve essere una legge sensata. “Se una legge nazionale sui cani assomigliasse a quella del Canton Ticino, con un vasto elenco di razze e l’obbligo del guinzaglio, ciò non sarebbe affatto nel nostro interesse”, conclude Beer. E proprio ticinese è la mozione inoltrata a giugno dal consigliere nazionale Piero Marchesi che chiede di uniformare le regole a livello nazionale sulle razze pericolose.