In un missile nordcoreano utilizzato dalla Russia in Ucraina sono state trovate componenti tecnologiche anche svizzere. La notizia è emersa negli scorsi giorni da un rapporto del gruppo investigativo inglese Conflict Armamement Research.
Ora, come ha confermato alla RSI, la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) sta effettuando verifiche per chiarire la questione di come sia stato possibile che dei componenti con un legame aziende svizzere siano finiti in quelle armi.
“La SECO segue tutte le piste e prende le misure necessarie per impedire ulteriori acquisti. Eventuali infrazioni al diritto svizzero saranno sistematicamente perseguite”, spiega il portavoce Fabian Maienfisch.
La SECO spiega che contro la Repubblica Popolare Democratica di Corea sono in vigore sanzioni ONU complete, attuate in Svizzera da un’ordinanza datata 18 maggio 2016. Le prime sanzioni furono prese nel 2006.
“C’è bisogno di un sistema di monitoraggio”
Nonostante ciò queste componenti elettroniche altamente tecnologiche e fondamentali per la costruzioni di armi sono arrivate in Corea del Nord.
“Il problema è che i produttori dei Paesi occidentali hanno pochissima visibilità sulle catene di approvvigionamento, quindi non hanno idea di dove finiscano i loro componenti”, spiega Damien Spleeters, vicedirettore delle operazioni Conflict Armament Research. “È dunque abbastanza facile procurarseli attraverso aziende terze basate in altri paesi.” Paesi come la Cina, ma anche Turchia Serbia o paesi dell’ex URSS. “Questo dimostra anche che la Corea del Nord è stata in grado di ottenere componenti molto recentemente. Dimostra quanto sia difficile controllare l’esportazione di componenti. Non si può impedire alla Corea del Nord di acquisire componenti per il suo programma missilistico nel 2023, l’anno scorso, così come si può sperare di fermare l’Iran e ora la Russia. Abbiamo dunque bisogno di un sistema di monitoraggio, non si può solo imporre sanzioni e sperare che funzionino.”
Stando a nostre informazioni, le componenti elvetiche ritrovate sul missile nordcoreano sarebbero da ricercare tra le aziende con sede in Svizzera già oggetto di un’inchiesta RSI che aveva rivelato, poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, come questi microchip fluivano nonostante le sanzioni verso il settore militare russo.
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Falò 23.03.2023, 21:10