I resti di un missile di fabbricazione nordcoreana usato dall’esercito russo in Ucraina - per colpire Kharkiv il 2 gennaio - contenevano oltre 290 componenti di fabbricazione straniera che Pyongyang è riuscita a procurarsi nonostante le sanzioni di cui è oggetto da molti anni. Secondo l’ONG specializzata Conflict Armament Research, tre quarti di questi pezzi erano stati prodotti da aziende con base negli Stati Uniti e il 16% da società europee. Il 2,4% di essi era svizzero, si legge nel rapporto. E il missile stesso nel suo complesso è recente: l’assemblaggio è avvenuto nel marzo del 2023 al più presto, secondo l’organizzazione.
Inchieste passate - anche della RSI - avevano dimostrato come tecnologia e in particolare microchip stranieri, svizzeri compresi, continuassero ad arrivare pure in Russia, nonostante le sanzioni.
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Stati Uniti, Unione Europea e una cinquantina di altri Paesi avevano accusato in gennaio la Corea del Nord di contribuire agli arsenali del Cremlino, così come l’Iran, fornitore dei droni Shahed ampiamente usati da Mosca contro bersagli in Ucraina (ne sarebbero stati lanciati finora circa 3’700). Negli stessi droni iraniani, peraltro, i medesimi esperti avevano evidenziato la presenza di un gran numero di componenti occidentali.
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Teheran - rende noto giovedì la Reuters basandosi su quanto riferito da diverse fonti - avrebbe cominciato a sua volta a inviare in Russia anche missili balistici. Ne sarebbero già stati forniti dall’inizio del 2024 circa 400, principalmente della famiglia del Fateh-110, trasportabile anche su strada e capace di una gittata fra i 300 e i 700 chilometri. Altri seguiranno nel corso dell’anno. Si tratterebbe di armi di migliore qualità e maggiore precisione rispetto a quelle nordcoreane che - stando quantomeno a ciò che afferma Kiev - hanno raggiunto solo raramente il loro obiettivo.
Nel caso di Teheran, la fornitura non viola alcun embargo internazionale: le restrizioni imposte dal Consiglio di sicurezza dell’ONU su missili e altre tecnologie militari sono scadute in ottobre. Restano in vigore solo sanzioni unilaterali imposte da Stati Uniti e Unione Europea contro il programma balistico iraniano. Tanto il Pentagono quanto il Ministero della difesa russo non hanno voluto commentare le informazioni diffuse dalla Reuters. Nemmeno Kiev ha preso ufficialmente posizione, ma una fonte militare ucraina ha detto all’agenzia che non risultano finora utilizzi di missili iraniani nel conflitto in corso.