L’Iran e le principali potenze europee (Germania, Francia e Regno Unito e la stessa UE) hanno iniziato questo lunedì due giorni di colloqui a Ginevra sul programma nucleare iraniano, una settimana prima dell’insediamento di Donald Trump. Queste discussioni avvengono in un momento di preoccupazione per l’avanzamento della ricerca che potrebbe essere finalizzata anche allo sviluppo di armi atomiche. L’incontro si svolge nel massimo riserbo, senza rivelare i nomi dei partecipanti né il luogo.
Le uniche dichiarazioni sono quelle, stringate, del viceministro iraniano Kazem Gharibabadi, incaricato degli Affari internazionali che, lunedì sera, ha definito i colloqui “seri, franchi e costruttivi”. Da parte sua l’agenzia di stampa iraniana ISNA ha riferito che il vice ministro degli Esteri Majid Takht-Ravanchi e i suoi omologhi europei hanno discusso di questioni di interesse reciproco, tra cui “i negoziati per la revoca delle sanzioni, la questione nucleare e la preoccupante situazione nella regione”. Da parte sua, il ministro tedesco degli Affari esteri ha detto all’agenzia AFP che quelli ginevrini “non sono dei negoziati”.
L’Iran, che recentemente ha aumentato la produzione di uranio arricchito, reclama il diritto di poter utilizzare l’energia nucleare per scopi civili e per questo chiede la revoca delle sanzioni. Tehean, tuttavia, appare in questo momento indebolita dallo scontro con Israele e dal ritorno di Trump alla Casa Bianca. Lo stesso Trump che, durante il suo primo mandato presidenziale, decise il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo del 2015 che offriva un alleggerimento delle sanzioni in cambio di una limitazione delle ambizioni nucleari.