L’inondazione di Cressier, nel canton Neuchâtel, avviene quasi esattamente due anni dopo quella nel comune neocastellano di Val-de-Ruz, che aveva fatto enormi danni e un morto. Ma come spiegare che corsi d’acqua quasi ignoti diventino di colpo tanto pericolosi? Lo abbiamo chiesto a uno dei massimi esperti europei di questa tematica: il biologo e ingegnere giurassiano Bernard Lachat, insignito di diversi premi, recentissimo il premio internazionale di ingegneria naturalistica Giuliano Sauli.
Non voglio esprimermi su questi casi che non conosco nel dettaglio. Ma quando ci sono delle inondazioni e degli straripamenti è perché il corso d’acqua non ha sufficiente spazio. Spesso ci sono degli ostacoli, delle strozzature che impediscono di evacuare correttamente l’acqua in caso di piogge torrenziali. È quindi indispensabile riconsiderare i precedenti interventi, per ridare spazio al corso d’acqua.
In passato sono stati incanalati proprio per lottare contro le inondazioni. Una linea retta con poche ruvidità sembrava l’ideale per evacuare molto velocemente l’acqua. Ci si è poi sentiti in sicurezza e a poco a poco si è edificato sempre più vicino ai corsi d’acqua. Ora ci si accorge che le superfici impermeabilizzate nel bacino imbrifero e magari i sistemi di coltivazione che accelerano lo scorrimento delle acque verso il corso principale, veicolano quantità d’acqua troppo elevate in uno spazio insufficiente. E allora nascono problemi piuttosto gravi.
Non è da oggi però che viene sottolineato questo problema: in parte si è già corsi ai ripari.
In effetti. E le leggi in Svizzera sui corsi d’acqua sono state modificate in tal senso. Ci sono magnifici progetti, realizzati o in divenire, per ridare spazio ai corsi d’acqua. Ma c’è un problema notevole: abbattere delle case, demolire dei ponti, è piuttosto complesso e nessuno lo vuole veramente. Inoltre, l’agricoltura ha guadagnato terreno dove una volta serpeggiavano i fiumi. Cercare di riprendere quelle terre è un problema, perché ognuno cerca di difendere la propria pagnotta.
Tra i cantoni svizzeri, ci sono allievi più bravi e altri che hanno accumulato ritardo in questo campo?
I cantoni più ricchi, come Zurigo e Ginevra, avanzano più rapidamente. La velocità dipende dalla volontà politica e dai soldi. La Confederazione stanzia dei crediti per questi progetti. Però c’è una certa lentezza.
Queste inondazioni non sono anche legate ad eventi meteorologici più violenti rispetto a una volta?
Le piogge anche molto forti, sono sempre esistite: in idraulica si parla spesso della piena dei mille anni, dei cento anni, dei cinquant’anni. Sono eventi ciclici conosciuti, anche se possono essere accentuati dalla situazione climatica attuale. Ma il vero problema, è che si è voluto sfruttare al massimo il corso d’acqua.
Attualmente anche l’agricoltura arriva a falciare fino al limite orizzontale della riva. Sui bordi dei corsi d’acqua non ci sono quasi più boschi che possono rallentare il ruscellamento: è piuttosto drammatico! Mi spiace dirlo, ma si è sbagliato praticamente tutto sulle rive dei corsi d’acqua.