Si sta estendendo a macchia d'olio anche in Svizzera il fenomeno dei furti dei catalizzatori, quei pezzi dell'impianto di scarico delle auto che servono per il trattamento - con conversione catalitica - dei gas di scarico. I casi si moltiplicano. I ladri non sono tanto interessati al catalizzatore in sé (anche se sul fiorente mercato nero dei ricambi può valere alcune centinaia di franchi) ma i metalli rari con cui è rivestita la sua struttura interna di ceramica. Vi si trovano platino, palladio e rodio. Il primo costa oltre 30'000 franchi al chilo, il secondo più di 40'000 e il terzo attorno ai 250'000. L'oro, a titolo di paragone, ne vale poco meno di 60'000.
In ogni marmitta catalitica ci sono pochi grammi di metalli rari (di solito circa 3 ma possono essere anche di più, dipende dalle dimensioni e dal tipo). Ciò che assicura un provento di qualche centinaia di franchi ai malviventi. In Svizzera il cantone più colpito è Berna dove in media si registra un furto del genere ogni tre giorni.
Per evitare sorprese gli esperti consigliano di dotare il veicolo di un sistema antifurto con un sensore di spostamento (l'auto di solito viene alzata), ma soprattutto di non lasciarlo parcheggiato per lungo tempo in un luogo dove i ladri potrebbero affiancarsi con un furgone. Di solito lo usano per non far vedere cosa stanno facendo e per trasportare gli attrezzi necessari.
Le bande più specializzate, come confermato anche da recenti inchieste svolte a Milano e dalla testimonianza di una vittima alla RSI, fanno il colpo in due minuti. Per staccare la sezione dell’impianto di scarico praticano due tagli sul tubo con un apparecchio a batteria senza neppure il bisogno di sollevare l'auto della loro vittima. Nel loro mirino finiscono soprattutto alcuni modelli specifici: una city car perché il pezzo di loro interesse si trova dietro al paraurti posteriore e le ibride di un noto produttore giapponese perché conterrebbero una quantità maggiore di metalli preziosi.