Tutto ebbe inizio nella hall di un albergo ginevrino, con l'arresto di Hannibal Gheddafi e di sua moglie per maltrattamenti nei confronti di due domestici. Botte accertate, ma l'opportunità della misura contestata anche in Svizzera: esattamente dieci anni fa, il 19 luglio 2008, cominciava la crisi degli ostaggi fra Svizzera e Libia.
Proteste a Tripoli dopo l'arresto di Hannibal Gheddafi
La vendetta di Tripoli, "l'occhio per occhio e dente per dente" promessi da Aisha Gheddafi, non si fece infatti attendere: Max Göldi e Rachid Hamdani vennero arrestati in Libia per violazione delle norme di soggiorno, un pretesto come fu subito chiaro a tutti. Gheddafi esigeva scuse, che Berna rifiutò a lungo.
Hamdani e Göldi fotografati nel 2009 nell'ambasciata svizzera a Tripoli
Si pensava che tutto sarebbe rientrato a breve, ma non fu così. I due elvetici rimasero chiusi per mesi e mesi nell'ambasciata elvetica. Nemmeno Hans-Rudolf Merz, con scuse ufficiali pronunciate a Tripoli un anno dopo, in un viaggio che fece perdere la faccia alla Confederazione, riuscì a portarli a casa.
Merz pronunciò le scuse di Berna durante una visita in Libia il 20 agosto 2009: non servì
Mentre Muammar Gheddafi definiva la Svizzera "una mafia mondiale" e ne proponeva lo smembramento fra i paesi vicini, la diplomazia internazionale aiutò la Confederazione.
Primo marzo 2010: Hannibal Gheddafi incontra l'ostaggio Max Göldi a Tripoli
Nel febbraio del 2010, Hamdani fu autorizzato a lasciare la Libia, mentre Göldi dovette consegnarsi e tornare in carcere senza contatti esterni. Arrivò a chiedersi se non fosse stato dimenticato dal suo paese, prima di poter finalmente rivedere casa sua a metà giugno, 695 giorni dopo l'arresto.
Max Göldi dopo il rientro in Svizzera, a 695 giorni dall'arresto
Si scoprì poi che a Berna si era ipotizzato, senza sufficiente base legale, anche un piano militare per liberare gli ostaggi. La crisi si concluse formalmente nel 2012, dopo l'uccisione di Gheddafi, quando Tripoli annullò le sanzioni commerciali nei confronti della Svizzera.
Briner e Janiak alla presentazione delle conclusioni della commissione nel 2010
La crisi e la sua gestione da parte della Confederazione furono oggetto di un rapporto. Nel presentarlo, il 3 dicembre 2010, il consigliere agli Stati Peter Briner definì "inaccettabile" la decisione di Merz di partire per la Libia senza informare il resto del Consiglio federale. "Il giudizio non è cambiato", secondo Claude Janiak, che faceva parte già allora della Commissione della gestione. Le mancanze dovrebbero permettere di evitare il ripetersi di quegli errori, afferma nel servizio di Maria Jannuzzi per il Radiogiornale.
RG 12.30 del 19.07.2018 Il servizio di Maria Jannuzzi con le parole di Claude Janiak
RSI Info 19.07.2018, 13:46
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"Il 21 febbraio 2010 ricevetti una telefonata dalle autorità libiche e da quel momento in 48 ore successe di tutto. Ci fu intimato di consegnare uno degli ostaggi" e per finire "ci preparammo a un'invasione dell'ambasciata", racconta invece Stefano Lazzarotto, all'epoca incaricato d'affari svizzero a Tripoli.
RG 18.30 del 19.07.18 - L'intervista di Maria Jannuzzi a Stefano Lazzarotto, incaricato d'affari presso l'ambasciata svizzera a Tripoli all'epoca della crisi
RSI Info 19.07.2018, 19:52
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RG/pon