Se il certificato Covid da lunedì sarà obbligatorio nei locali pubblici al chiuso, resta un'opzione con numerose variabili da definire sul posto di lavoro.
Il Consiglio federale dà la possibilità alle aziende di introdurlo, ma sindacato ed in parte anche padronato temono che venga frainteso come un via libera per abolire le altre protezioni contro il virus.
"Ho sentito diversi datori di lavoro dire che ora che c'è il certificato si può stare in una sala in 20 senza fare troppa attenzione alle distanze. Il problema di base è che il datore di lavoro non è un esperto del Covid", afferma Luca Cirigliano, segretario centrale dell'Unione sindacale svizzera. Cirigliano avrebbe voluto più vincoli da parte delle autorità. Invece starà al datore di lavoro a decidere se inserire o meno il certificato nel suo piano di protezione. E a verificare se i suoi impiegati ne sono in possesso.
"Ci sono aspetti che non sono sempre chiarissimi, ad esempio sul potenziale di contagio di chi è vaccinato. Noi raccomandiamo dunque alle aziende di valutare la sicurezza in maniera globale: il pass, ma anche le altre misure di protezione che conosciamo", dice Luca Albertoni, presidente della Camera di commercio.
La Segreteria di stato dell'economia (SECO) ha specificato che il certificato non può essere strumento di discriminazione, per esempio per vietare l'accesso a uno stabile, ma può però servire per definire misure di protezione diverse tra chi ne è in possesso e gli altri.
L'obbligo del certificato Covid nelle aziende
Il Quotidiano 09.09.2021, 21:00
Il certificato Covid al lavoro
Telegiornale 09.09.2021, 22:00