Cresce l'incertezza per la sorte dei fondi bloccati in Svizzera e appartenenti al clan di Hosni Mubarak, circa 700 milioni di franchi secondo indicazioni fornite nel 2012 dalla procura federale. Il proscioglimento dell'ex presidente egiziano lo scorso fine settimana, al termine del processo per la repressione delle proteste del 2011, complica la posizione di Berna, costretta a scegliere il rispetto del diritto e quello della politica.
La direttrice del Basel Institute on Governance, Gretta Fenner e il presidente della commissione di politica estera del Nazionale, Carlo Sommaruga, prediligono una proroga del congelamento adducendo il reato di crimine organizzato, che invertirebbe l'onere della prova (Muabark sarebbe costretto a dimostrare l'origine lecita del denaro). Proseguire sulla pista del riciclaggio, invece, obbligherebbe a contare su un'improbabile collaborazione della giustizia del Cairo.
Si farebbe così più concreto il rischio di rivivere l'esperienza dei fondi dell'ex dittatore congolese Mobutu Sese Seko: 7,7 milioni avevano dovuto essere restituiti alla sua famiglia nel 2009. Mentre gli avvocati dell'ex rais intensificano il loro pressing, Ministero pubblico della Confederazione e Dipartimento degli affari esteri per ora tacciono.
pon/RG/ATS
RG 07.00 del 05.12.2014 L'intervista di Gianluca Olgiati a Carlo Sommaruga