Le risorse energetiche indigene sono prossime all'esaurimento. La Confederazione riuscirà a coprire autonomamente il suo fabbisogno nazionale unicamente fino al 17 aprile, lunedì prossimo. Da quel momento in poi la Svizzera dipenderà dalle importazioni di petrolio, gas e uranio fino al termine del 2023.
Una situazione non inusuale per la Svizzera che, secondo i dati forniti dalla Fondazione svizzera dell'energia (SES), spende ogni anno circa 8 miliardi di franchi per l'importazione di prodotti energetici. Una cifra che l'anno scorso è lievitata fino a toccare i 13 miliardi.
Considerando che il 70% dell'energia consumata sul territorio elvetico viene importata, la spesa risulta necessaria ma destinata a ridursi. La Svizzera infatti si è sempre più svincolta dalla sua dipendenza dall'estero, passando da un livello d'indipendenza del 20% nel 2001 a uno del 30% nel 2021.
Una tendenza positiva che secondo i calcoli della SES si perpetuerà anche in futuro, posticipando la data dell'indipendenza energetica ad ottobre. Per il raggiungimento di questo obiettivo sarà determinante il contributo alla decarbonizzazione da parte della mobilità e delle aziende svizzere, più la graduale rimozione dell'energia prodotto dal nucleare.
"La transizione energetica" - scrive la SES in un comunicato - "è un'opportunità per spostare questa data un po' più in là ogni anno". Un'ambizione che rimane per ora affidata al futuro.
Energia, obiettivi di risparmio raggiunti a metà
Telegiornale 13.04.2023, 20:00