In Svizzera si stima che circa 80'000 persone siano affette da epatite B o C, ma la metà di esse non ne è a conoscenza. Ecco perché è fondamentale, anche grazie a nuovi ed efficaci farmaci che danno buoni risultati nelle cure, eseguire un test e poi assumere i farmaci prescritti. L’appello è lanciato oggi, martedì, dall’Associazione epatite Svizzera, proprio nella giornata mondiale dedicata alla sensibilizzazione su questa malattia.
Il virus dell’epatite B e C provocano un’infiammazione cronica del fegato che molto spesso viene sottovalutata poiché il decorso, normalmente, è asintomatico. “Ci possono voler anni prima che l’infezione porti a spossatezza estrema, diabete, disturbi cardiocircolatori e nell’ultima fase a cirrosi e tumori epatici”. Così Bettina Maeschli, direttrice di Epatite Svizzera. Che aggiunge: “Le annate più a rischio sono quelle tra il 1950 e il 1985; anni in cui i virus hanno potuto diffondersi a causa di comportamenti scorretti, attraverso trasfusioni di sangue, siringhe, tatuaggi effettuati in condizioni non ottimali o rapporti sessuali non protetti”.
Grazie ai farmaci “che abbiamo oggi a disposizione le possibilità di guarigione sono ottime. Per l’epatite B è poi possibile procedere alla vaccinazione. Preoccupa però il fatto che sempre meno pazienti si sottopongono ai test e alle cure. Inoltre - conclude la direttrice - anche con la pandemia Covid-19 si è un po’ dimenticata anche questa malattia; un trend che va assolutamente invertito”.
RG/Swing