Il capo del Dipartimento federale degli affari esteri Ignazio Cassis ha accolto oggi, lunedì, il suo omologo maltese Ian Borg, sulla vetta del Monte Generoso. I due piccoli paesi europei, Svizzera e Malta, in questo periodo sono al centro del potere geopolitiche mondiale, perché siedono nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, l’organo incaricato dalle Nazioni Unite di garantire la pace mondiale, ma spesso bloccato dal veto della Russia, che ne è membro permanente.
Per la RSI è stata l’occasione di intervistare il consigliere federale sulla politica estera svizzera a 360 gradi, proprio come il panorama mozzafiato offerto oggi dal Monte Generoso:
Signor consigliere federale, sono passati tre mesi da quando la Svizzera è entrata nel Consiglio di sicurezza dell’ONU. Si può già fare un primo bilancio intermedio? E avete fissato degli obiettivi per maggio, quando per un mese è prevista la presidenza svizzera di questo organo?
“Sì, l’incontro di oggi serviva proprio a questo oggi, anche perché Malta è stata presidente a febbraio. Durante un mese abbiamo la libertà di mettere qualche tema al centro della discussione e quindi è un momento in cui abbiamo un po’più margine di manovra del solito. Globalmente siamo contenti della collaborazione tra Svizzera e Malta come membri non permanenti del Consiglio di sicurezza. E abbiamo identificato anche qualche punto dove possiamo migliorare.”
La Svizzera voleva proporre una riforma del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Rientra anche questo tra i punti fissati come prioritari per maggio?
“È giusto, abbiamo tra le quattro priorità per il Consiglio di sicurezza dell'ONU effettivamente la riforma organizzativa per maggiore efficacia e maggiore efficienza. Continuiamo a lavorare su questo, con tutta una serie di piccoli elementi. Ma il grande tema di cui tutti parlano è evidentemente se i cinque membri permanenti rappresentino ancora la realtà geopolitica odierna. Tantissimi paesi al mondo ritengono di no, pensano che a 75 anni dalla Seconda guerra mondiale la nuova realtà geopolitica necessiterebbe di una nuova composizione. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Per arrivarci bisognerebbe mettere in discussione la struttura stessa dell'ONU. In un momento così grave di instabilità geopolitica mondiale è l'ultima cosa che desideriamo fare.”
A proposito di mare, si sommano i segnali da oltre oceano, la pressione sulla Svizzera dagli Stati Uniti sta crescendo, in particolare a proposito dei patrimoni russi. Lei conferma questa pressione?
“Nei paesi occidentali c'è una grossa pressione affinché la Svizzera si allinei nell'adottare non solo le sanzioni nei confronti della Russia, ma tutta la linea! Nel resto del mondo - paesi asiatici, africani e Sudamerica - è esattamente il contrario. È una situazione scomoda per la Svizzera, ma non è nuova. L'abbiamo già vissuta nella durante le guerre mondiali, e credo che in questo momento occorra essere forti al timone, non cambiare linea.”
Quindi la posizione del ministro degli esteri Ignazio Cassis e del Consiglio federale è che la Svizzera non si muove sui patrimoni russi attualmente congelati, e che gli Stati Uniti vorrebbero confiscati così da destinarli alla ricostruzione dell’Ucraina?
“Oggi è illegale confiscare degli averi privati, ma questo lo è per la Svizzera come per tutti gli altri Paesi del continente europeo… poi ognuno cerca di dirlo con le proprie parole. Il punto è che non possiamo rispondere con un'ingiustizia a un'ingiustizia. Dobbiamo comunque restare fedeli allo Stato di diritto.”
Cambiamo tema: questione europea. La scorsa settimana il Consiglio federale ha incaricato il suo dipartimento di definire gli elementi chiave di un mandato negoziale nuovo. Quanto si potrà distinguere questo nuovo mandato da quello vecchio?
“Ah, in tantissime cose! Intanto l'approccio è nuovo: non è più di tipo orizzontale, con le questioni istituzionali sopra tutto, ma è un approccio di tipo materiale, sui dossier che ci interessano puntualmente. Quindi è un cambio di 180 gradi. Restano degli aspetti istituzionali (l’acquisizione automatica del diritto, il ruolo della Corte europea di giustizia, ndr), che possiamo però declinare all’interno dei singoli settori, chiedendo e ottenendo anche quelle sicurezze e eccezioni di cui abbiamo bisogno per rassicurare all'interno della Svizzera; ad esempio, sulla protezione salariale o sulla non-immigrazione nel nostro aiuto sociale, che è una questione che naturalmente spaventa un po'tutti.”
E viste queste incognite che restano, non è prematuro fare già ora i primi passi verso un nuovo mandato negoziale?
“No, dopo un anno di colloqui esploratori con l'Unione europea, proprio partendo da ciò che aveva bloccato la situazione precedente, abbiamo identificato delle piste di atterraggio. Cioè abbiamo identificato dove potremo essere d'accordo. E le due parti hanno fatto dei passi importanti l'una verso l'altra… ed è ciò che non era successo alla fine del negoziato precedente.”
Berna e Malta sul Generoso
Telegiornale 03.04.2023, 20:00