Accusati di omicidio colposo, i sei agenti di polizia, interrogati lunedì davanti al Tribunale distrettuale di Losanna, hanno affermato di aver fatto ciò che ritenevano "giusto" durante l'arresto costato la vita a un uomo nigeriano nel 2018.
Nell'aula del tribunale cantonale di Renens, gli agenti hanno raccontato la loro versione dei fatti in merito all'arresto di Mike Ben Peter avvenuto il 28 febbraio 2018 vicino alla stazione ferroviaria di Losanna, nell'ambito di un'operazione antidroga: inizialmente intervenuto da solo, un agente di polizia ha dichiarato che Mike Ben Peter aveva opposto una resistenza "virulenta" all'arresto. Poiché si sentiva "esposto a un rischio di lesioni fisiche", ha spiegato di aver colpito il nigeriano con una ginocchiata ai genitali e di aver poi usato lo spray al peperoncino per "farlo cadere a terra". I rinforzi sono poi arrivati per ammanettare l'uomo mentre era a pancia in giù, cercando di "controllarlo al meglio", ha proseguito un altro agente di polizia.
"Asfissia dovuta alla posizione"
Sulla questione del placcaggio prono, una pratica controversa il cui uso è al centro di questo processo, gli agenti di polizia hanno dichiarato di non aver "in nessun momento" esercitato pressione sulla schiena di Mike Ben Peter, di non aver mai "messo peso" sulla cassa toracica o sul collo del nigeriano per trattenerlo dopo l'ammanettamento. Se Mike Ben Peter è rimasto a pancia in giù fino a perdere conoscenza, è stato perché è rimasto "in un atteggiamento oppositivo", dimostrandosi "troppo aggressivo" per essere messo in un'altra posizione, hanno dichiarato gli agenti.
Durante l'intervento, un agente di polizia ha ricordato ai suoi colleghi i rischi di "asfissia dovuta alla posizione". Ma questo per "renderli consapevoli" delle istruzioni di sicurezza, non perché le loro azioni fossero problematiche, ha sottolineato.
Secondo gli agenti, il collasso di Mike Ben Peter è stato "improvviso". Il nigeriano ha lottato "dall'inizio alla fine" e se ha gridato, si trattava di "grida di irritazione" e non di segni di angoscia o di lamento. È stato quando hanno notato che "qualcosa non andava" che gli agenti lo hanno messo sulla schiena per eseguire il massaggio cardiaco.
I poliziotti hanno assicurato di aver agito in modo proporzionato alla situazione. "Ho fatto ciò che ritenevo giusto", ha detto uno degli imputati.
Indagine criticata
Lunedì mattina, prima dell'interrogatorio degli agenti, Simon Ntah, l'avvocato della famiglia della vittima, ha attaccato l'indagine del pubblico ministero definendola "non seria" e ha denunciato una possibile collusione tra agenti di polizia e prove forensi insufficienti per determinare l'esatta causa della morte di Mike Ben Peter.
Sia il pubblico ministero, Laurent Maye, sia gli avvocati degli agenti di polizia hanno criticato l'approccio "strategico" di Ntah, volto a "fuorviare i giudici" e a "darsi una tribuna pubblica" agli occhi dei numerosi giornalisti presenti all'udienza.
Verdetto il 21 giugno
Mentre l'accusa propende per l'omicidio per negligenza e la difesa chiede l'assoluzione, l'avvocato Ntah vorrebbe che fosse confermato l'omicidio intenzionale. In altre parole, la polizia sarebbe stata consapevole di correre un rischio e lo avrebbe accettato. "Parlare di incidente in questo caso è un insulto all'intelligenza", ha detto.
Sospeso poco prima delle 20.00 di lunedì sera, il processo proseguirà martedì con l'audizione dei testimoni, tra cui la famiglia della vittima, e la prosecuzione dell'interrogatorio degli agenti di polizia. Mercoledì seguirà l'arringa finale. Il verdetto, se il programma sarà rispettato, sarà emesso una settimana dopo, mercoledì 21 giugno.
RG 09.00 del 12.06.2023 La corrispondenza di Manuele Ferrari
RSI Info 12.06.2023, 10:16
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